
Da sinistra Stefano Pandini e Luca Camozzini sposi in Portogallo
Stezzano, 25 agosto 2015 - Il loro sogno lo hanno realizzato all’estero: dopo quasi vent’anni di convivenza, Stefano Camozzini e Luca Pandini, 55 e 48 anni, si sono sposati in Portogallo insieme a un’altra coppia di amici bergamaschi, Marco e Kang.
Cerimonia civile nella suggestiva sala per le celebrazioni dei matrimoni, alla Prima conservatoria di Oporto, abiti eleganti e taglio della torta davanti agli amici e ai parenti più stretti. Poi la festa in una Villa di Verdello, duecento invitati, qualche deputato e politici locali che Luca, a lungo presidente dell’Arcigay di Bergamo, ha conosciuto ai tavoli contro l’omofobia e nelle battaglie per il riconoscimento dei diritti civili. Dopo il viaggio di nozze a Saint Tropez, il rientro nella loro casa di Stezzano coincide con l’inizio di un’altra battaglia: «Chiederemo al sindaco la trascrizione del matrimonio - rimarca Luca -: ce la negherà e noi faremo causa».
Per la coppia bergamasca, unita da ben diciassette anni dopo il classico colpo di fulmine in un dopo-partita di pallavolo, è una questione di principio, nella speranza, aggiunge Stefano, che «anche in Italia finalmente qualcosa si muova». «Abbiamo scelto il Portogallo perché non occorre la residenza e le pratiche sono più semplici che altrove: non bisogna portare il certificato di diniego del matrimonio in patria, sanno già che qui da noi non è possibile, siamo considerati svantaggiati per la mancanza di un diritto - spiegano -. Sposarci lì non ci ha tolto niente, rispetto a una cerimonia in Italia, e il nostro matrimonio ha valore in tanti Paesi europei e negli Stati Uniti: ma ora vogliamo che sia così pure qui da noi».
E' tempo insomma che la politica italiana prenda atto di un cambiamento già in corso: «L’azienda di Stefano gli ha riconosciuto il congedo matrimoniale di quindici giorni, tutta la società si sta muovendo ma la politica fa fatica a stare al passo con i tempi e solo per questioni di opportunismo, per non mettere in crisi l’alleanza di governo - sottolinea Luca -. È ridicolo questo continuo procrastinare la legge sulle unioni civili, che era prevista prima per gennaio, poi per l’estate, poi il mese prossimo. E alla fine arriverà un compromesso tipo i pacs tedeschi, che relega gli omosessuali a coppie di serie B».
Stefano e Luca, invece, vogliono un matrimonio a tutti gli effetti. «La cerimonia in sé l’abbiamo avuta, con tutte le nostre persone care - racconta Stefano -: c’erano le nostre famiglie, i miei figli, fratelli, zii e cugini. Siamo insieme da tanti anni, non abbiamo mai dovuto affrontare lotte per “farci accettare”. Siamo fortunati per qualcosa che, invece, dovrebbe essere normale per tutti». E se molto si è mosso, anche proprio grazie alle battaglie di principio, non bisogna sottovalutare altri segnali contrastanti: «Ci sono pericolosi rigurgiti omofobi - dice Luca -. Proprio per questo noi non ci fermeremo, a costo di una lunga battaglia legale».