Bergamo, 12 dicembre 2015 - Poteva riportare conseguenze molto più gravi il maresciallo Massimiliano Dima, vicecomandante della stazione dei carabinieri di Calcio, il militare che venerdì sera è stato colpito in testa dal proiettile sparato da una pistola artigianale da Massimo Filisetti, 24enne lo studente universitario, incensurato, che vive con il padre e la madre alla cascina Basse Oglio, a Calcio, nella campagna verso Pumenengo. Dima, che è ricoverato all’ospedale di Romano di Lombardia, sarà sottoposto a un delicato intervento chirurgico per estrargli i cinquanta pallini che gli si sono conficcati nel capo, nella fronte e vicino all’occhio. Al momento dello sparo, il maresciallo era chino sotto un balconcino al primo piano della cascina di proprietà della famiglia Filisetti e stava compilando il verbale di sequestro delle armi da notificare al padre di Massimo Filisetti, Daniele, operaio edile di 55 anni.
Subito soccorso da un collega, Dima, che perdeva molto sangue, è stato prima accompagnato in un riparo sicuro e successivamente trasportato da un’ambulanza all’ospedale di Romano di Lombardia. La prognosi nei suoi confronti è di 30 giorni. A salvarlo è stato il cappello che, al momento dello sparo, aveva in testa e che gli ha evitato conseguenze peggiori, e il fatto che fosse chino a terra e non guardasse verso il balcocino da dove Massimo Filisetti ha esploso il colpo: se il proiettile lo avesse raggiunto in faccia, le conseguenze potevano essere devastanti. Sabato mattina il maresciallo ha ricevuto la telefonata del pm Maria Cristina Rota, il magistrato che coordina l’inchiesta. “Mi è parso molto affaticato, ma l’ho sentito abbastanza bene - ha dichiarato il pubblico ministero -. Certo se l’è vista molto brutta e adesso dovrà affrontare un delicato intervento di neurochirurgia. Quello che è successo è molto grave e ha messo seriamente a rischio un carabiniere che stava semplicemente facendo il suo dovere”.