Brescia, 11 agosto 2010 - Ieri alle 18, nel prato fra via Milano e via Ugoni, è stato tolto il velo al busto di Gianfranco Miglio, opera di Remo Bombardieri, alla presenza del presidente della Provincia Daniele Molgora, del vice sindaco Fabio Rolfi e di numerosi altri politici leghisti. C’era pure l’assessore del Pdl Mario Labolani che si è incaricato di rispondere duramente alle critiche delle opposizioni che, come Del Bono o Castelletti, hanno definito la scelta una provocazione in tempi di anniversario dell’Unità d’Italia e in un luogo, piazza Garibaldi, dedicata a un eroe risorgimentale, parlando di un sindaco ostaggio del Carroccio.
«Miglio è stato uno studioso che merita rispetto certamente più di un cantante come John Lennon o di un terrorista come Alexander Langer a cui sono state intitolate vie dalla precedente amministrazione. Noi stiamo pensando invece a Savoldi, Padula, Venturini». Anche Rolfi ha difeso la figura dell’ideologo della Lega, padre del federalismo, «interprete della questione settentrionale».
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