di Federica Pacella
Brescia, 6 agosto 2013 - Tre reparti coinvolti, 6 tra biologi e tecnici di laboratorio impegnati per 21 giorni al mese nella preparazione delle cellule. L’impatto del metodo Stamina sugli Spedali Civili di Brescia, che erogano la cura compassionevole, è stato notevole. Nessuna nuova assunzione è stata fatta, per cui sono gli infermieri e i medici di turno che si occupano di seguire anche i pazienti Stamina. Di certo c’è che gli Spedali lamentano grosse difficoltà nel fronteggiare un procedimento che impegna, per ogni paziente, per circa 9 mesi.
Il protocollo, finalmente consegnato al Ministero, alimenta le polemiche. Ieri venti scienziati italiani hanno chiesto al ministro della Salute di rendere pubblico il metodo Stamina «promosso per legge e finanziato dallo Stato e non ha ragioni di segretezza. Non esiste documento che comprovi al Ministero che il protocollo consegnato da Davide Vannoni sia di sua proprietà intellettuale o commerciale - sostengono i ricercatori - Potrebbe essere un protocollo qualunque, perfino coperto da brevetti altrui o preparato da altri». Al 2 agosto, i pronunciamenti dei tribunali pervenuti agli Spedali sono 131, di cui 40 hanno già iniziato il ciclo di infusioni. Poiché sono previsti non più di 4 pazienti da sottoporre a infusione e/o carotaggio per settimana, i tempi della lista d’attesa sono cresciuti fino ad oltre un anno.
Ma come è organizzato il lavoro nel presidio bresciano? Il cuore è il Laboratorio Cellule Staminali del Servizio di Medicina di Laboratorio Pediatrico. Non una cell-factory, ma un laboratorio con caratteristiche adeguate alle Direttive Europee per la manipolazione e la preparazione delle cellule staminali. Qui, dunque, vengono “lavorate” le cellule prelevate dai donatori con il carotaggio e che saranno poi infuse nei pazienti. Per 3-4 giorni a settimana sono presenti anche operatori di Stamina. L’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, invece, è l’unità di riferimento per i minori, che qui vengono ricoverati prima e dopo l’infusione nei due posti letto a loro riservati.
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