Brescia, 18 agosto 2013 - Con le immagini del caos egiziano negli occhi, la domanda rivolta al ministro Emma Bonino dall’Opal di Brescia (Osservatorio permanente sulle armi leggere) assume un tono profetico. «Cosa deve ancora succedere in Egitto — chiedeva l’Opal a fine luglio — per sospendere l’invio di armi italiane?». Quello che è accaduto è sotto gli occhi del mondo. E l’Italia, Brescia inclusa, ha un suo ruolo. «Le autorizzazioni ministeriali per forniture di armamenti all’Egitto — spiega Giorgio Beretta, analista di Opal — non superavano i 10 milioni di euro del 2010, sono salite a oltre 14 milioni nel 2011 e nel 2012 hanno toccato il picco di oltre 24,6 milioni di euro. E di conseguenza sono cresciute le consegne effettive di sistemi militari, che nel 2012 hanno superato i 28 milioni di euro».
Tante le armi che partono da Brescia. Dalla ditta Beretta, nel 2010 sono stati esportati in Egitto 2.450 fucili d’assalto automatici modello Scp70/90, con 5.050 parti di ricambio; nel 2012, sono stati venduti altri 1.119 fucili automatici, 2.238 caricatori, 35 fucili d’assalto calibro 5,56 Nato modello Arx-160, ciascuno corredato da caricatori e baionetta e muniti di 35 lanciagranate e da silenziatori. «Il problema — spiega Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio — è che il Parlamento non ha il controllo della questione, perché è il governo che, su pressione delle lobby, approva le esportazioni». Dopo la pubblicazione dell’indagine sul fiume di armi italiane verso l’Egitto, qualche telefonata da parte di parlamentari l’Opal l’ha ricevuta (nessuno, però, di Brescia). Sel ha anche presentato un’interrogazione alla Camera. «Il ministro Bonino — spiega Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL — ha detto che l’Italia ha interrotto da tempo le esportazioni, ma ci risulta che nel primo trimestre 2013 l’Istat ha già rilevato spedizioni all’Egitto di armi e munizioni per oltre 2,6 milioni di euro». Difficile, poi, fare chiarezza tra armi civili e armi per uso militare.
«La differenza — spiega Tombola — non sta nel modello di arma, ma nei destinatari. Se sono rivolte a forze di difesa non militari, si considerano armi civili. Non riusciamo, dunque, a distinguere i flussi perché c’è opacità». Riguardo alle armi bresciane, l’Opal ha contattato prefetto e questore per capire su che base siano state rilasciate le autorizzazioni. La Prefettura ha però spiegato che la questione non è di sua competenza. Ora si attende un incontro con il Questore.
di Federica Pacella
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