Lovere (Bergamo), 26 aprile 2014 - Uno scricchiolio e poi la croce che si spezza. Tutto infranto e annullato in pochi secondi. Marco Gusmini non c’è più, morto sotto il peso di qualcosa più grande di lui. Gli amici dell’oratorio non si danno pace. La gita di giovedì in Val Camonica, un passatempo come tanti, si è trasformata in una tragedia che ha sconvolto cinquemila anime, tutta Lovere. «Marco era un ragazzo simpatico, non ci posso credere. Se ne vanno sempre i migliori, è un’ingiustizia che sia morto così. Non se lo meritava».
Greta, 20 anni, riesce a stento a trattenere le lacrime. Abita anche lei in via Papa Giovanni XXIII, anche lei frequenta l’oratorio. È una dei tanti amici di Marco che ieri sono accorsi nella sua casa per abbracciare la famiglia e condividere il dolore. «Spesso lo incontravo davanti al portone. Aveva il sorriso stampato sulle labbra, nonostante un deficit motorio. Sì, zoppicava, ma non costituiva un peso per lui. Ho saputo in serata che era successo qualcosa di grave a Cevo, non avrei mai immaginato che fosse lui la vittima».
Parole concitate, quasi senza respirare. Marco Gusmini, figlio unico, frequentava l’istituto per ragionieri Ivan Piana di Lovere. Una bidella, sconvolta dall’accaduto, ha voluto subito far visita ai suoi genitori: «L’ho visto crescere, quel ragazzo aveva una straordinaria forza d’animo. Ragionava perfettamente ed era ben integrato nella scuola. Non mi lasci dire altro, non me la sento». I manifesti tappezzano via Papa Giovanni XXIII. Gli amici leggono affranti le frasi stampate sui muri. Una di queste recita: «La croce che forse volevi vedere maestosa nella valle ci ha riservato una brutta sorpresa. Noi tutti siamo distrutti di fronte al mistero di ciò che è accaduto. Ricerchiamo con la forza della ragione una risposta, ma non esiste. Esiste solo la certezza che una giovane vita è stata spezzata insieme ai suoi sogni e al nostro sogno». Frasi toccanti e una certezza: «Il nostro sogno rimarrà croce spezzata e tanto, tantissimo dolore».
Lo strazio dei genitori è rimasto confinato nella mura domestiche, mentre don Claudio Laffranchini, il parroco che aveva accompagnato il gruppo di 40 ragazzi a Cevo, non ha proferito parola, se non un laconico «Sono distrutto dal dolore». Sembra che Marco, pochi minuti prima che si spezzasse la croce, avesse confidato al curato: «Allora don Claudio, quando iniziamo i corsi per le attività del Grest (Gruppo estivo)?». Lui, infatti, era un animatore dei gruppi che organizzano i giochi in oratorio durante l’estate. È stata la sua ultima parola prima del crollo.
«Speriamo che domenica, in occasione della canonizzazione dei Papi, qualcuno a Roma si ricordi di lui», sussurra un signore dopo aver letto i manifesti che tappezzano il paese. Dolore a Lovere, proclamato il lutto cittadino a Cevo. Oggi veglia funebre e alle 21 fiaccolata per le vie di Lovere fino all’oratorio, così amato da Marco. Domani alle 15 i funerali nella basilica di Santa Maria Assunta. Don Marco Mori, responsabile degli oratori della Diocesi di Brescia, sottolinea il ritegno della famiglia: «Papà Luciano e mamma Mirella hanno manifestato un atteggiamento di fede profonda, pur nel loro immenso dolore. Un senso di gratitudine verso l’oratorio, che per Marco era una casa. La gita era sempre per lui un’occasione di festa». Trasformata, invece, in una tragedia sulla quale ora la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Il tragitto di Marco dall’ospedale di Esine a Lovere è stato l’ultimo strazio.
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