Milano, 5 marzo 2018 -
DOMANDA:
Caro direttore, leggere di un ragazzo che odia la scuola perché vessato dai bulli mette infinita tristezza. La parola odio mi lascia proprio di stucco. Eppure non può che non essere così. Perché se un ragazzo viene continuamente vessato, deriso, insultato da persone che frequentano il suo stesso ambiente, è ovvio che il suo odio si estenderà anche a quell’ambiente. Un gran peccato, perché la scuola è luogo di crescita e di accoglienza. Per questo, prima ancora che dell’intervento della magistratura, la scuola ha il compito di salvaguardare se stessa dai comportamenti violenti. Maria, da ilgiorno.it
RISPOSTA:
Mentre lei leggeva questa notizia, nel Bresciano è emerso un nuovo fatto. La vicenda di un giovane che tanto se la prendeva con i suoi compagni di classe (e con i suoi insegnanti) da “costringere” il giudice ad assumere un provvedimento drastico: spedirlo in comunità. Un luogo dove, si spera ma non è detto, avrà modo di imparare le regole minime del comune vivere civile. Concordo con lei sul fatto che, proprio a salvaguardia dell’istituzione scolastica, l’intervento contro ogni episodio di bullismo deve essere tempestivo. Aggiungo anche che deve essere duraturo e che deve riguardare più soggetti. Mi spiego: così come il bullo ha bisogno di un lungo periodo per ritrovare equilibrio e smettere di essere un problema, allo stesso modo le sue vittime hanno necessità di essere seguite con costanza per superare i loro traumi. Anche gli insegnanti, infine, devono essere adeguatamente preparati ad affrontare queste situazioni. sandro.neri@ilgiorno.net