Como, 17 luglio 2010 - Come da previsione, i giapponesi Akihiko Jamaguci, 51 anni e Mitshuyoshi Watanade, 61 anni non erano presenti all’apertura del processo contro di loro. Assieme ad Alessandro Santi, 72 anni di Carimate, sono accusati di introduzione e spendita nello Stato di moneta falsa, ma i due orientali erano spariti dall’Italia pochi giorni dopo il sequestro della valuta, trovata a giugno dello scorso anno in dogana a Chiasso.
Si trattava di 134 miliardi di dollari americani (pari a 96 miliardi di euro), corrispettivo dei 259 titoli obbligazionari, scovati dai militari della Guardia di finanza di Ponte Chiasso. Valuta che nel frattempo è stata dichiarata carta straccia dai periti italiani e internazionali chiamati ad esprimersi sul caso, e da qui dunque le accuse ai tre imputati. Ieri, davanti al gup Nicoletta Cremona, santi ha chiesto per la prima volta di farsi interrogare, e il processo è stato rinviato al 12 ottobre.
Quel giorno i due giapponesi erano scesi alla stazione ferroviaria di Chiasso, da un treno proveniente dall’Italia. Al momento del controllo doganale, dai loro bagagli erano affiorati i titoli di credito, nascosti sul fondo di una valigia. In tutto 249 bond della Federal Reserve americana da 500 milioni ciascuno, e 10 Bond Kennedy da un miliardo di dollari ciascuno.
Le indagini avevano portato anche al coinvolgimento dell’Fbi americana, arrivata in Italia per prendere visione di quei documenti di così alto valore, riconducibili a propri istituti di credito. Soprattutto volevano capire quale uso ne sarebbe stato fatto. Agli inquirenti italiani interessava invece capire il ruolo di Santi, che si era incontrato con i due giapponesi poco prima della scoperta dei bond.
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