Berna, 20 dicembre 2011 - Non è stata una decisione facile, viste le forti resistenze dell’Udc. Alla fine, però, il Consiglio nazionale svizzero, la cosiddetta «Camera bassa», 200 rappresentanti, ha messo nero su bianco con tre mozioni ad hoc - tutte approvate a larghissima maggioranza - la propria rinuncia alle centrali nucleari, con una postilla: non saranno però bandite le tecnologie legate al nucleare.

Lo stop al nucleare è stato accolto con il classico sospiro di sollievo nel Comasco e nelle altre zone di confine. Oggi in Svizzera sono attivi cinque siti nucleari, il primo realizzato nel 1969 a Beznau, l’ultimo nel 1984 a Leibstadt, entrambi in Canton Argovia, a una manciata di chilometri in linea d’aria dalla Germania. Il nucleare sarà abbandonato gradualmente, anche se le centrali rimarranno in funzione «ancora per decenni». Circostanza questa che ha fatto storcere il naso a più d’un consigliere rossocrociato. Le tre mozioni, a lungo discusse, chiedevano anzitutto di non autorizzare «la costruzione di nuovi siti nucleari» e al tempo stesso di «chiudere gli impianti non in linea con gli standard di sicurezza».

E il doppio obiettivo è stato raggiunto, nonostante i 58 voti contrari e 2 astensioni. «È necessario conoscere la situazione di tutti i siti oggi attivi per garantirne poi la sicurezza», hanno commentato molti tra i consiglieri intervenuti nel dibattito serrato. «C’è poi da affrontare un problema serio, quello delle scorie nucleari. Attualmente non esiste una soluzione praticabile», ha tuonato la consigliera Doris Leuthard.

Sulle barricate, invece, l’Udc, che si è fermamente opposto all’abbandono del nucleare. «Il 40% del nostro fabbisogno energetico deriva dall’energia nucleare», ha sentenziato il consigliere Udc, Hans Killer, che ha inoltre aggiunto: «Purtroppo circolano notizie molto lacunose sul reale stato dell’arte del nucleare. Sarebbe bene approfondire ulteriormente l’argomento, prima di esprimere un parere definitivo. Anche perché, mi chiedo come sarà possibile garantire con altre fonti l’approvvigionamento energetico». La «Camera bassa» non ha però ritenuto di rimandare la delicata questione a un successivo dibattito. Stop al nucleare in Svizzera.

L’eco della vicenda è giunta rapidamente anche nel Comasco, che ha vissuto il dibattito sul nucleare per l’area del Pian di Spagna, in Alto lago, la riserva naturale più grande di Lombardia. Dibattito subito stoppato da una levata di scudi senza precedenti che ha coinvolto cittadini, associazioni e forze politiche bypartisan, con tanto di maxi mobilitazione anche su internet. Anche la Provincia di Como ha espresso un fermo «no» alla realizzazione di un sito nucleare al confine tra le province di Como, Lecco e Sondrio. Quanto accaduto a Fukushima, a seguito del terremoto che ha sconvolto in Giappone, ha poi definitivamente messo la parola fine sullo spinoso argomento.