di Rossella Minotti

Como, 31 agosto 2013 - In Lombardia la Regione presenta ben due progetti di legge per contrastare la ludopatia, mentre a Roma il governo Letta sdogana le nuove slot prevedendo una sanatoria delle multe. Sanatoria che incontra lo sdegno del vescovo di Como. Monsignor Diego Coletti si indigna infatti affermando che «la prima preoccupazione dell’istituzione pubblica dovrebbe essere quella di salvaguardare il bene comune, non quella di fare cassa».

Meno male che ci sono i Casinò. Perlomeno quello di Campione d’Italia, che per combattere il Gap (Gioco d’azzardo patologico) ha studiato un articolato progetto. «Per noi — dice l’ad Carlo Pagan — il cliente ludopatico è un cliente scontento». Meglio quindi correre ai ripari con iniziative che all’estero sono di prassi, meno qui da noi. Il progetto “Save the game” prevede l’introduzione di alcune figure specializzate all’interno delle sale per aiutare i giocatori con dipendenza. A Campione è stata creata una figura manageriale ad hoc per i ludopatici che lavorerà insieme al team di psicologi del Casinò, tutti specializzati in questa patologia che tante risorse sottrae al sistema sanitario e sociale.

Attivato inoltre un numero telefonico dedicato a giocatori in difficoltà e alle loro famiglie per aiutarli ad affrontare i momenti difficili e indirizzarli verso percorsi di guarigione. Strumento innovativo ed efficace anche il questionario di autovalutazione del grado di dipendenza da gioco (Sogs) che si può trovare nella sala da gioco insieme a tutto il materiale informativo del progetto. Innovativa la figura del filtro all’ingresso. Un addetto impedirà infatti l’accesso ai ludopatici che ne facciano loro stessi richiesta, ma le porte saranno chiuse anche su segnalazione delle famiglie.

Ancora più avveniristico il progetto di software che è allo studio con l’Università di Brescia. Il sistema, una volta messa a punto, consentirebbe non solo al croupier ma anche a una slot machine intelligente di riconoscere il giocatore compulsivo. Insomma una battaglia su vasta scala al gioco d’azzardo non regolamentato quella che si prepara in Lombardia. Anche il vicepresidente e assessore alla Sanità Mario Mantovani la sposa.

«Noi a Palazzo Lombardia lavoriamo per la prevenzione, non certo per il proibizionismo. Ma il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Il gioco d’azzardo compulsivo è ormai un problema anche di ordine sociale, tanto che la ludopatia è stata inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza)».

«Sono anni che non sento parlare di nuove licenze per i casinò — ha sottolineato Mantovani — eppure a Milano le sale giochi prive di controlli spuntano a centinaia, dappertutto». I numeri del fenomeno in effetti sono impressionanti: 800mila gli italiani per i quali la mania del gioco diventa patologia, 25mila in Lombardia. Con famiglie rovinate e una spesa che, fra assistenza sanitaria, perdita di reddito e spesso di ore di lavoro, per lo Stato si configura intorno agli 80 miliardi l’anno.

rossella.minotti @ilgiorno.net