Grandola e Uniti (Como), 19 novembre 2013 - È morto nella tarda mattinata di ieri il re della Val Senagra. Abituato a dominare dall’alto i monti e il lago, non ce l’ha fatta all’idea di essere inchiodato a terra: quell’ala spezzata è stata un colpo dritto al cuore. L’hanno trovato così, domenica pomeriggio, gli uomini del settore venatorio della Polizia Provinciale di Como, allertati da un escursionista che in un prato poco sotto la vetta dell’Alpe Nesdale si era imbattuto nel grande rapace che non riusciva più a spiccare il volo. Ai soccorritori è bastato uno sguardo per capire che si trattava di un esemplare di aquila reale. Un giovane maschio per l’esattezza, inchiodato a terra dolorante con la grande ala a penzoloni, quasi strappata.
«All’inizio abbiamo pensato a qualche cacciatore o qualche bracconiere – spiegano gli agenti – che magari per sbaglio l’aveva colpito con una fucilata abbattendolo. Questa mattina però i veterinari che l’hanno operato ci hanno detto che non c’erano pallini di piombo nelle cartilagini, segno che a spezzargli l’ala è stato un ostacolo, contro il quale si è schiantato in volo, precipitando poi a terra». Difficile capire cosa ha interrotto per sempre il volo dell’aquila reale. «Sono degli animali da preda infallibili – quasi si commuovono le guardie venatorie che l’hanno soccorso – se non l’ha abbattuto nessuno può essersi schiantato contro qualche ostacolo. Non un animale perché nessun altro uccello avrebbe osato affrontarlo, più probabile si sia trattato di un cavo metallico. Qui in zona fino a qualche anno fa c’era una funivia che saliva in quota, sappiamo è stato tutto smantellato ma può darsi che qualche cavo sia rimasto».
Una trappola perfetta e letale anche per questi splendidi animali che si tuffano in picchiata solo per uccidere la preda, che individuano dall’alto con la loro vista potentissima e sorprendono ghermendola con i propri artigli. «Questi cavi sono troppo sottili e spesso sfuggono al loro campo visivo. Quando va bene ci lasciano qualche piuma, ma non sono mancati i casi di uccelli che sono finiti addirittura decapitati, com’era capitato l’anno scorso ad alcuni cigni». Trasportata a valle nella tarda serata di domenica, l’esemplare di aquila reale è stato trasportato a Vanzago, per essere sottoposto a una delicata operazione in una clinica veterinaria specializzata nella cura di animali selvaggi. Il suo cuore ha cessato di battere mentre i medici cercavano di ricostruire i legamenti dell’ala, rimasta attaccata al corpo solo con le cartilagini. Chi l’ha vista piangere tutte le sue lacrime al limite del bosco dell’alpe del Nesdale, non può non pensare che forse ha preferito lasciarsi morire. Nata libera non avrebbe mai accettato di vivere il resto dei suoi giorni in un pensionato per uccelli, sapendo di non poter più tornare a volare.
di Roberto Canali
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