REDAZIONE COMO

Migranti, previsti nuovi arrivi: la Svizzera si attrezza con nuovi centri

La Confederazione così inflessibile nel concedere l’accesso al suo territorio ha infatti deciso di costruire un nuovo centro profughi tra Novazzano e Balerna

Migranti respinti a Chiasso

Como, 7 febbraio 2017 - La riprova, se ancora ne servisse una, che serviranno anni per risolvere il problema dei migranti è arrivata, indirettamente, nei giorni scorsi dalla Svizzera. La Confederazione così inflessibile nel concedere l’accesso al suo territorio, specie con gli immigrati che non vogliono presentare richiesta di asilo politico ma semplicemente transitare verso la Germania, ha infatti deciso di costruire un nuovo centro profughi tra Novazzano e Balerna, alle porte di Mendrisio, con 350 posti letto. La nuova struttura, che sarà pronta entro il 2020, sostituirà quella attiva a Chiasso, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, in un’area considerata troppo centrale e al centro in passato di ripetute polemiche.

Se gli abitanti di Novazzano e Balerna non presenteranno ricorsi, cosa per altro già annunciata, a Chiasso rimarrà solo un punto di raccolta. Del resto in Canton Ticino è attivo dall’estate scorsa anche il centro di accoglienza temporanea di Rancate, subito dopo il confine, all’interno del quale sono transitate 846 persone, una media di 27 migranti al giorno, nettamente al di sotto dei 1.811 arrivi che erano stati censiti a settembre o dei 1.436 di ottobre. Appaltato a una società privata che garantisce agli ospiti del centro sorveglianza, un pasto caldo e la possibilità di riposarsi, al centro di Rancate decisamente non si perde tempo. I migranti infatti vi rimangono solo una manciata di ore, il tempo necessario per compilare un questionario in cui si chiede loro, attraverso un formulario in oltre una cinquantina di lingue del continente africano, se intendono rimanere in Svizzera oppure no.

In caso di risposta negativa, indipendentemente dall’età, vengono riconsegnati agli italiani. Così il problema si sposta a Como dove in tanti si lamentano dei limiti del centro di via Regina Teodolinda. Colpa del regolamento ritenuto da qualcuno troppo ferreo e dell’orario di accesso, con i cancelli che chiudono improrogabilmente alle 22 e 30, con il risultato che tanti profughi finiscono per dormire all’addiaccio. Come se non bastasse a inasprire gli animi ci hanno pensato i dissidi tra i volontari, con dimissioni a raffica e polemiche su «chi deve fare cosa». «Non posso divulgare dati e statistiche sul centro di via Regina Teodolinda, ma posso garantirvi che sono perfettamente in linea con le nostre attese – rassicura il prefetto Bruno Corda – La struttura è ben organizzata e da parte mia c’è piena fiducia nell’operato di Croce Rossa e Caritas. Per quanto riguarda le altre associazioni coinvolte le ringrazio per il loro contributo, che comunque è limitato a uno specifico aspetto dell’accoglienza». Ro.Can.