Mariano, investì poliziotto durante la fuga: a processo per tentato omicidio

Il 19enne doveva essere arrestato per droga e aveva ingranato la marcia travolgendo il poliziotto di 33 anni. Preso tre giorni dopo la fuga

L'arresto del 19enne

L'arresto del 19enne

Mariano Comense (Como), 12 novembre 2016 - Processo con giudizio immediato per tentato omicidio Soufiane Amine, diciannovenne marocchino accusato di aver investito con l’auto un poliziotto della Squadra Mobile di Lecco il 30 settembre scorso a Mariano Comense. Il sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, ha chiuso l’indagine e chiesto il processo per il giovane maghrebino, tuttora detenuto per questa accusa, e per spaccio di stupefacenti. Era stata infatti l’esecuzione della misura per droga, a scatenare il tentativo di fuga di Amine, che tuttavia era sfociato nel gravissimo ferimento del poliziotto, 33 anni, finito a terra battendo la testa. Una caduta che lo aveva ridotto in fin di vita con un trauma cranico: poco alla volta, si sta riprendendo. Le sue condizioni migliorano lentamente, ma al momento deve fare i conti con importanti problemi motori, e con una riabilitazione che promette di essere molto lunga, senza sapere a quale grado di recupero si potrà giungere.

Amine, da parte sua, aveva detto di non essersi accorto di aver travolto il poliziotto, preoccupato solo di scappare quando ha capito che quegli uomini erano lì per lui. Era stato cercato in tutta la Lombardia, fino a essere catturato tre giorni dopo a Milano, nel primo pomeriggio di domenica, in via Civitali a San Siro.

Era stato ospitato da un parente, denunciato per favoreggiamento, fino a decidere di andare dal suo avvocato, «con l’intenzione di costituirmi», aveva detto al gip durante l’interrogatorio. Ora la Procura di Como, davanti all’evidenza della prova e con un’indagine chiusa in meno di sei mesi – requisiti funzionali alla richiesta di processo con rito immediato – ha recapitato il provvedimento. Sarà facoltà di Amine scegliere il rito abbreviato, che gli permetterebbe di avere uno sconto di pena rispetto alle accuse, non lievi, di cui deve rispondere.

Per tre giorni, le sue ricerche avevano mobilitato le Squadra Mobili di Como e Lecco, assieme allo Sco: senza dimora fissa o punti di riferimento certi, senza un telefono cellulare al seguito da poter tracciare, per ora si era trasformato in un fantasma. Ma poco alla volto gli inquirenti avevano individuato una traccia a cui agganciarsi, che ha portato fino al condominio di Milano in cui si era rifugiato.