MIlano, 18 settembre 2015 - PORT-ROYAL del Santo Sacramento, nei sobborghi di Parigi, fu il centro di elaborazione e di irradiazione del giansenismo nella seconda metà del Seicento. Le suore di clausura che lo animavano e ne custodivano lo spirito furono ripetutamente invitate dalle autorità ecclesiastiche a osservare i precetti canonici e a tal fine vennero più volte “visitate” da alti prelati che si trovarono a combattere la tenacia delle religiose le quali, affidandosi ad una primitiva adesione al cristianesimo delle origini, intendevano vivere spiritualmente senza interferenze la loro fede.
Lo scandalo che la “ribellione” suscitò non lasciò indifferenti coloro i quali della questione in vario modo si occuparono nei secoli successivi. Tra questi il grande scrittore e drammaturgo francese Henry de Montherlant (1896-1972) che negli anni Quaranta del Novecento scrisse un dramma, “Port-Royal”, appunto, che nella nella sua vasta produzione rappresenta una delle prove più intense del poligrafo francese amante dei romani - le sue ceneri volle che fossero sparse nel Foro romano - non meno che cultore appassionato della cattolicità come “forma” innanzitutto che eccentricamente faceva convivere con il suo paganesimo tutto intellettuale ed estetico.
Alle suore del Santo Sacramento, Montherlant dedicò, dunque, il dramma, apparso nel 1954 dopo una gestazione tormentata, che viene ripubblicato dall’editore Nino Aragno, con l’intento di rappresentare le religiose di Port-Royal, attraverso dialoghi di abbagliante bellezza stilistica oltre che di profondità teologica, come le protagoniste di una vicenda mistico-filosofica dai risvolti culturali e sociali, oltre che personali. Suor Angelica, vice-priora del monastero, mette fine al dramma con queste toccanti parole che avrebbero dovuto indurre al silenzio detrattori e manigoldi che sfruttavano ad altri fini al polemica contro i giansenisti: «La notte che si apre passerà come tutte le cose di questo mondo. E la verità di Dio durerà eternamente e libererà tutti quelli che vogliono non essere salvati che da lei».
Dopo, fa il suo ingresso la nuova Madre preposta al governo del monastero. Dietro di lei dodici sorelle arrivano a sostituire le dodici interdette per la loro ribellione. Su Port-Royal cala il silenzio che durerà secoli, ma la sconfitta di una fede pura, diversamente interpretata, rimarrà comunque a popolare il sobborgo di Saint-Jacques. Montherlant modulò il suo dramma secondo una convinzione profonda che lo animava: «O si crede al Cristianesimo e lo si vive, e questo è Port-Royal: oppure ci si crede e non lo si vive... Preferisco una società che agisce come se non credesse e crede, a una società come la nostra, che si vanta di credere al Cristianesimo, ne imita un po’ gli atteggiamenti, all’occasione se ne fa bella, ma non ci crede e non lo vive». L’attualità di questo pensiero è sconcertante. Di più: sublime.
HENRY DE MONTHERLANT, Port-Royal, Aragno editore