Lecco, 14 marzo 2014 - É capace di intendere e volere. Così ha scritto nella sua ordinanza il giudice Paolo Salvatore, che nella mattinata di ieri ha sciolto la riserva e convalidato l’arresto di Edlira Copa, 37 anni, applicando la detenzione, per ora non in carcere ma in ospedale, in attesa che le sue condizioni migliorino. La mamma di origini albanesi è formalmente imputata di omicidio plurimo aggravato dal fatto di avere ucciso tre diretti discendenti, le figlie Simona (13 anni), Keisi (10) e Sidny, 3 anni. «Allo stato - spiega il procuratore Walter Mapelli - non ci sono elementi che facciano propendere per l’infermità mentale. La donna non era in cura per problemi psichici, i testimoni sentiti hanno parlato di una persona normale sebbene negli ultimi tempi provata dalla separazione. Anche lo psichiatra che la segue sin dal suo ricovero, dopo che ha tentato il suicidio, l’ha trovata lucida e coerente».

Una lucida follia, quella di Edlira che dopo avere ucciso a coltellate la tre figlie, averle sdraiate nel letto matrimoniale e vegliate in un bagno di sangue per almeno quattro ore, ha dichiarato al magistrato titolare dell’inchiesta, il pm Silvia Zannini, di averlo fatto per evitare loro un futuro poco dignitoso. «È evidente - spiega Mapelli - che si tratta di un ragionamento assurdo con una sua logica, folle sì, ma consequenziale. Per contro l’efferatezza dell’accaduto e le stesse motivazioni senza senso sono un segnale di un grave problema mentale della donna ma questo ce lo dovranno dire gli esperti». Condizioni mentali che dovranno essere stabilite dalla perizia psichiatrica. Il gip di Lecco ha disposto anche che la donna rimanga piantonata in ospedale in attesa che le sue condizioni le permettano di lasciare l’ospedale di Lecco dove si trova ricoverata da domenica.

Da quel giorno è già stata operata tre volte per le ferite riportate nella collutazione con la figlia maggiore Simona (l’unica che, a differenza di Kesi e Sidny, ha tentato di difendersi) e per quelle che lei stessa si è procurata nel tentativo di uccidersi. Da allora non ha pronunciaot una sola volta i nomi delle figlie che ha ucciso. Nella giornata di ieri Edlira Copa è stata trasferita dal reparto di rianimazione in chirurgia, segno che il quadro clinico è in fase di miglioramento. Ha ricevuto una nuova visita del difensore Andrea Spreafico. Nel salone della Casa sul Pozzo, a pochi passi dalla casa dell’eccidio, una città in lutto ha dato il suo lungo addio alle piccole Dobrushi. Una interminabile processione si è snodata davanti alle tre bare candide, vegliate da Bashkim, il padre delle piccole, che non si è mai staccato.

Accanto alla corona dei Dobrushi, quella della famiglia Copa, portata dalle quattro sorelle della madre assassina. I compagni di scuola di Simona e Keisi. Tanti disegni, fiori, pensieri commossi. Sul un pensiero anche Edlira, rivolto però alle sue bambine: «Pregate per vostra madre». A mezzogiorno i rintocchi dalla chiesa parrocchiale hanno scandito un minuto di silenzio. I feretri partiranno nelle prime ore di questa mattina per l’Albania. Simona, Keisi e Sidny saranno sepolte a Kukes, il paese d’origine del padre, accanto a un fratellino morto prima della loro nascita.

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La lettera di papà Bashkim: "Figlie mie vi chiedo perdono"

"Care Simona, Keisi e Sidny. È il vostro papà che vi scrive e lo fa anche a nome dei nonni, zii, parenti e amici delle nostre famiglie. Il nostro cuore è sommerso da un dolore immenso di fronte a quanto successo. Non abbiamo capito, immaginato e vedevamo solo il grande amore che, come eravamo capaci, cercavamo di dimostrarvi. Vi chiediamo sommessamente perdono e speriamo che dal cielo, dove ora vi tenete la mano, possiate capire la nostra fragilità. Ci mancherete immensamente, ci mancheranno i vostri sorrisi, i vostri abbracci, le vostre curiosità, ci mancheranno i tanti momenti passati insieme e la vostra voglia di vivere, i vostri progetti e i vostri sogni per una vita serena e felice che non siamo riusciti a darvi. Vorrei poter scambiare la mia vita con la vostra per regalarvi quel futuro che vi è stato negato, fermare il tempo ad un attimo prima per potervi regalare il futuro più bello. Perdonateci e vi preghiamo vogliateci bene lassù dal cielo perché ne abbiamo tanto bisogno. Dateci quella protezione, quell’amore che non siamo stati capaci di darvi e che solo potrà dare un po’ più di pace al nostro cuore. Mi mancate tanto a me, a tutti i parenti, agli amici e ai compagni di scuola. Vi voglio immensamente bene e vi porterò sempre nel cuore. Non so darmi pace per quanto è successo, ma non voglio giudicare vostra madre, vorrei capire anche se ora non ne sono capace, vorrei aver capito anche se non ne sono stato in grado. Vi prego, vi supplico, dal paradiso dove vedete tutto, anche nei nostri cuori dateci la forza di affrontare questo immenso dolore. Ringraziamo tutte le persone che ci sono state vicine, ringrazio il Comune di Lecco, un particolare ringraziamento al sindaco Virginio Brivio, volevo ringraziare anche le forze dell’ordine, il consolato albanese a Milano. Ringraziamo tutti voi anche per la messa di oggi. Grazie".