ANDREA MORLEO
Cronaca

Si finse separato: a processo l’amante dalla doppia vita

Lecco, per un anno e mezzo si era spacciato per un’altra persona cambiando addirittura il cognome

Il tribunale di Lecco

Il tribunale di Lecco

Lecco, 2 febbraio 2017 - Per un anno e mezzo si era spacciato per un’altra persona. Senza nemmeno troppa fantasia aveva solo cambiato una consonante del suo cognome e aggiunto tre anni alla sua vera età anagrafica. A quella che era diventata la suacompagna aveva poi raccontato di essere già separato dalla moglie e in attesa del divorzio definitivo.

Un novello Georges Duroy, il povero reduce di guerra protagonista del "Bel Ami" di Maupassant che diventa uno degli uomini di maggiore successo nella società parigina, grazie al giornalismo e alla sua capacità di manipolare donne potenti e intelligenti. Ma nel processo andato in scena nella mattinata di ieri, al primo piano del Palazzo di giustizia di Lecco, non c’è nulla di romanzato e neppure per la verità  di vagamente letterario. Già perchè l’imputato in questione era arrivato al punto di raccontare alla sua compagna che la giovane figlia aveva un tumore ed era ricoverata in un Centro specialistico di Roma dove era sottoposta a cure molto costose. Peccato che fosse tutta una montatura, una spregevole storia architettata al solo scopo di spillarle dei soldi, cosa che lei aveva prontamente fatto mossa da amore e compassione.

Tutto questo l’ha raccontato in aula la stessa donna, I.L., 48 anni, parte lesa nel processo che vede il coetaneo Massimiliano Muraca, difeso d’ufficio dall’avvocato Nadia Colombo, accusato di truffa e false generalità. «Negli hotel e in vacanza firmava con un nome fittizio. Era venuto a vivere con me, capitava anche che stesse via qualche giorno ma mi diceva che andava all’estero per lavoro mentre in realtà molto più semplicemente tornava dalla moglie e dalla figlia». I sospetti solo quando un giorno al compagno cade la patente dal portafoglio e lei si accorge che la data di nascita non corrisponde.

A quel punto la donna controlla il traffico della scheda del cellulare intestata a lei e scopre che ci sono moltissime chiamate indirizzate ad un numero fisso, quello dell’abitazione in cui lui viveva con la moglie. Il giudice del tribunale cittadino Lisa Nora Passoni ha sentito anche altri due testimoni della parte offesa, la sorella e un’amica. Entrambe hanno confermato che l’imputato aveva fatto sempre credere di essere un’altra persona durante il periodo (dal 2008 al 2010) durante il quale i due si erano frequentati. Il processo è stato aggiornato all’udienza del 12 aprile prossimo quando il giudice ha già programmato la discussione delle parti.