DANIELE DE SALVO
Cronaca

Annone, un anno dopo: tutto è fermo. Ponte crollato simbolo d’inettitudine

Cerimonia per ricordare l’automobilista schiacciato dal cedimento

crollo del cavalcavia

crollo del cavalcavia

Annone Brianza (Lecco), 29 ottobre 2017 - È trascorso un anno esatto ieri dal disastro di Annone Brianza. Erano le 17.22 di venerdì 28 ottobre 2016 quando il ponte sulla superstrada Milano-Lecco franò, travolgendo senza possibilità di scampo il 68nne Claudio Bertini di Civate, che se ne stava tranquillamente tornando a casa dal lavoro, ignaro che da un momento all’altro una montagna di cemento armato e ferro gli sarebbe franata addosso. A distanza di 12 mesi dalla tragedia, le promesse di ricostruire solo i lavori non sono cominciati, ma non sono stati nemmeno appaltati, perché i progetti esecutivi devono essere ancora approvati. E non è stata neanche accolta la richiesta di conoscere quanto prima la verità di Augusta Brusadelli e Valeria, vedova e figlia dell’unica vittima di una sciagura annunciata: le indagini sull’accaduto non sono state concluse e gli accertamenti risultano tutt’ora in corso.

I moncherini del viadotto che non c’è più e le transenne che sbarrano il passo, dove ieri è stato deposto un mazzo di fiori per ricordare lo sfortunato automobilista morto sotto il peso dei detriti dentro la sua Audi A3 Sportback trasformata in un sarcofago, sono così diventati il simbolo della malaburocrazia e dell’inefficienza italiche, quasi un monumento ai caduti dello “scaricabarile”. L’intera storia del cavalcavia, dalla sua realizzazione fino al cedimento, è segnata da omissioni e mancanze, come hanno evidenziato i periti del Politecnico di Milano incaricati dai giudici di evidenziare tutti gli errori commessi. Secondo gli esperti quel ponte, che risale alla fine degli anni Sessanta, è stato infatti costruito male e utilizzato peggio.

Avrebbe potuto reggere una portata non superiore alle 44 tonnellate, eppure per decenni da lì sono transitati quotidianamente tir da 108 tonnellate, carichi di bobine di metallo. L’arcata inoltre, in seguito ad alcuni incidenti, avrebbe dovuto essere alzata; eppure, per i costi troppo elevati e per la complessità dell’intervento, si è preferito procedere con rattoppi di fortuna, che hanno solo nascosto le criticità senza risolvere la situazione. Anche il giorno dell’epilogo nessuno ha voluto assumersi la responsabilità di chiudere al transito l’infrastruttura dalla quale, già da diverse ore, si staccavano calcinacci: non gli agenti della Stradale, non i cantonieri di Anas, non i tecnici dell’Amministrazione provinciale. E in mezzo, tra l’inizio e la fine, ci sono documenti andati perduti nel trasloco da un ufficio pubblico all’altro, collaudi mai eseguiti, permessi per i trasporti eccezionali rilasciati senza neppure un controllo. «Inutlie negarlo: la burocrazia in Italia per quanto riguarda le opere pubbliche è troppo lenta e complicata», commenta il sindaco di Annone Brianza, Patrizio Sidoti. Alla cerimonia in ricordo della vittima era presente anche Roberto Colombo, di Cesana Brianza, sopravvissuto per miracolo. «Spesso, senza nemmeno accorgermene, mi trovo a chiedermi perché lui è morto mentre io no. Una domanda senza risposta», dice amaro.