Bellano (Lecco), 25 gennaio 2018 - La caserma della Polizia stradale di Bellano sarà intitolata a Francesco Pischedda, l’agente scelto che risiedeva a Dubino e morto nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 febbraio ad appena 28 anni dopo essere precipitato da un cavalcavia della superstrada 36 a Colico nel tentativo di arrestare un moldavo 25enne intercettato a bordo di un furgone rubato.
La cerimonia del distaccamento di Bellano si svolgerà venerdì prossimo, ad un anno esatto dalla tragedia. Ci sarà anche il capo della Polizia italiana Franco Gabrielli, grande amico ed ex collega di Giovanni, padre del poliziotto che ha perso la vita in servizio I due hanno indossato la divisa insieme a Imperia, proprio nel periodo in cui Pischi, come lo chiamavano tutti gli amici, è nato, una stagione difficile durante la quale hanno lavorato gomito a gomito per smantellare le Brigate rosse dell’Unione dei comunisti combattenti, un’indagine complessa e pericolosa che li ha legati indissolubilmente. Anche per questo il capo della Polizia ha partecipato personalmente al funerale del poliziotto, sostenendo i genitori. Il programma della commemorazione deve ancora essere definito nel dettaglio, ma al picchetto d’onore assisteranno certamente tutti i massimi rappresentanti istituzionali del territorio e i vertici delle forze dell’ordine. Per il suo gesto che ha pagato con il sacrificio estremo Francesco Pischedda è stato insignito della medaglia d’oro alla memoria ed è stato anche promosso di grado, riconoscimenti postumi non solo dall’alto valore simbolico, ma che rappresentano pure un aiuto e un sostegno concreti a Nicole, sua figlia piccola, rimasta orfana, a cui è stato assegnato una sorta di vitalizio.
«La Polizia e lo Stato si sono sempre comportati con riconoscenza e rispetto verso Francesco Pischedda e i suoi familiari – spiega l’avvocato Vittorio Michele Delogu, legale di fiducia del papà e della mamma e della sorella dell’agente -. Ci aspettiamo che tutti gli uomini di Stato si comportino allo stesso modo». Il riferimento esplicito è ai magistrati lecchesi che hanno chiesto di archiviare l’inchiesta sui soccorritori che hanno assistito per primi il poliziotto, deceduto poi all’Alessandro Manzoni al termine di un’odissea tra l’ospedale di Gravedona e quello di Lecco. «Nemmeno nel terzo mondo una persona precipitata da una decina di metri deve aspettare ore prima di essere trasferita in ospedale come invece successo a Francesco Pischedda – denuncia l’avvocato -. Si tratta di circostanze che meritano almeno di essere chiarite e approfondite, lo dobbiamo a Francesco e lo dobbiamo ai suoi familiari, per questo ci siamo opposti all’archiviazione. Non è questione di risarcimenti o soldi, i genitori non vogliono un centesimo, è solo questione di rispetto per un servitore dello Stato che ha perso la vita svolgendo ben oltre il proprio dovere».