
I soldati italiani nella ritirata dalla Campagna di Russia
Valgreghentino (Lecco), 18 agosto 2016 - Un ritrovamento casuale, una vita riemersa da un passato lontano più di 70 anni e una storia fatta da molti giovanissimi, inviati a combattere lontano dalle loro famiglie. Domenica prossima, al termine della messa nella chiesa parrocchiale di Valgreghentino ci sarà la posa di una corona al monumento dei caduti. Un momento particolare e ancora più significativo quest’anno dopo che una vecchia targhetta ritrovata in Russia ha riaperto una breccia nella storia drammatica di chi è partito per la guerra e non è più tornato.
Il 15 aprile scorso, a Miciurninsk (Russia), a 370 chilometri da Mosca, è stato ritrovata la piastrina di riconoscimento del bersagliere Angelo Scaccabarozzi (Carlo), nato a Valgreghentino il 6 febbraio 1921, e dato per disperso in guerra il 19 dicembre 1942 a soli 21 anni. «Il ritrovamento del piastrino è avvenuto in maniera del tutto casuale», spiega Ludovico Anghileri, figlio di una sua cugina di primo grado, Carmela Sacchi. «Dopo questa scoperta ci siamo mobilitati per cercare di ricordare alcuni episodi della sua vita, ma le informazioni su di lui sono risultate piuttosto vaghe e limitate. Gli unici parenti, ancora in vita, sono degli anziani cugini». Il piastrino è stato rinvenuto in Russia da Antonio Respighi, un alpino di Abbiategrasso, durante un viaggio nei luoghi dove operò il Corpo di spedizione italiano in Russia e successivamente l’Armata italiana.
La targhetta era molto sporca e deteriorata dal tempo, ma con l’aiuto di alcune lenti la moglie di Antonio Respighi è riuscita a decifrare le poche parole incise,e a risalire all’identità di Angelo e, successivamente, ai lontani parenti del bersagliere caduto in Russia. Continua Anghileri: «Poco tempo fa io e mio padre, con Flavio Panzeri, presidente degli alpini, ho incontrato Antonio Respighi, che ci ha consegnato la piastrina di riconoscimento, l’unico che è riuscito a fare ritorno in paese». Da anni Respighi è in buoni rapporti con le popolazioni di alcune zone della Russia, anche per la costruzione, finanziata dall’ANA, di un asilo nido in quelle zone.
«Purtroppo, le ricerche in quei luoghi lontani sono iniziate soltanto una decina di anni fa. Per ora sono riemersi solo pochi resti», ha proseguito Ludovico Anghileri. «Molte volte i nostri anziani non vogliono rassegnarsi, ma i 70 anni trascorsi dal termine della Seconda guerra mondiale ci mettono di fronte a un’amara realtà: molte cose appartenute ai nostri soldati sono impossibili da recuperare. Il fronte russo si estendeva per oltre 600 chilometri. Mio padre non vuole rassegnarsi all’idea di non poter conoscere il destino di suo fratello Luigi. Per loro, in questo periodo, è diventato il loro unico argomento di conversazione, facendo riaffiorare ricordi lontani. Per loro è stato come rinascere, e far rivivere Angelo».