Lecco, 13 febbraio 2017 - La provincia di Lecco è una sorta di Colombia del Lario, le coltivazioni di marijuana fai da te sono sempre più diffuse. Solo nel 2016 sono state scoperte diverse piantagioni e sequestrate un’ottantina di piante di cannabis. Tra i «produttori diretti» di «erba» arrestati figura anche un agente della Polizia locale di Lecco di 48 anni, che, nei boschi sopra Colico in mezzo al nulla, aveva allestito un piccolo vivaio a proprio uso e consumo. «Il fenomeno della coltivazione di piante di marijuana nelle nostre zone effettivamente è esploso – spiega il comandante della Mobile Marco Cadeddu -. In parte dipende dalla conformazione geografica, con aree isolate al riparo da occhi indiscreti, esposte al sole e umide che favoriscono la crescita della canapa, in parte dalla convinzione che tale droga sia meno pericolosa di altre, in parte da ragioni economiche e di «risparmio» che spingono i consumatori ad arrangiarsi senza rivolgersi a spacciatori o intermediari». Direttamente dal produttore al consumatore insomma, con la garanzia di spendere meno e nel contempo di sapere ciò che si fuma.
«Il prodotto inoltre è sempre più richiesto a fronte di una disponibilità limitata rispetto ad altri stupefacenti», prosegue il capo della Mobile. E infatti la «maria» sulle sponde del lago, come in Brianza e in Valsassina, pare la sostanza più ricercata. L’anno scorso su un totale di 3 chilogrammi di narcotici sequestrati nel Lecchese, più di un terzo, cioè di due chili, erano proprio marijuana. Per il resto sono stati sequestrati mezzo chilo di hashish, due etti di cocaina e poi eroina e ecstasy, oltre a quasi 6mila pasticche di Lsd.
I dati sono stati elaborati dai funzionari della Direzione centrale per i servizi antidroga del Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale. «I sequestri che abbiamo operato, insieme agli operatori delle altre forze dell’ordine, in realtà sono stati molto superiori, con quantitativi in alcuni ingenti – precisa tuttavia il dirigente dei Polizia –. Alcune operazioni sono state però compiute direttamente fuori dalla nostra provincia, a Monza o nel Comasco, se non addirittura nel Milanese per bloccare direttamente l’approvvigionamento delle piazze lecchesi, approvvigionamento che solitamente corre lungo la Superstrada 36».