Premana (Lecco), 8 aprile 2017 - Una nuova richiesta di archiviazione nell’inchiesta sulla tragedia di Premana. L’ha avanzata al Gip di Lecco il sostituto procuratore Cinzia Citterio che indaga sullo schianto del Cessna 172, decollato la mattina del 9 giugno 2014 dall’Aero club di Como, a schiantarsi nei boschi sopra Premana. Tre le vittime: il pilota Pietro Brenna, 33 anni di Como, e i due passeggeri, Franco Gianola, 72 anni e la moglie Adele Croci, 68 anni di Abbadia Lariana.
E' la seconda volta che il sostituto Citterio chiede di archiviare il caso al giudice Paolo Salvatore, il quale si era opposto una prima volta nell’ottobre scorso obbligando a un supplemento di indagini sulla vicenda. Tutto era tornato di nuovo in discussione con una novità sostanziale però: l’iscrizione nel registro degli indagati di un nuovo soggetto, Giorgio Porta, presidente dell’Aero club di Como da cui il Cessna 172 era decollato con a bordo i coniugi Gianola, al quale uno dei tre figli aveva regalato un volo sopra Premana e le sue montagne come regalo per la pensione.
Atto dovuto si era detto quel giorno nei corridoi della Procura di Lecco, per consentire di valutare se quel giorno fossero stati violati in qualche modo i regolamenti di volo. A infittire il giallo la denuncia presentata alla Procura di Brescia da Maria Zaffarano, la madre di Pietro Brenna, nella quale la donna aveva parlato di parti del motore modificate prima di procedere all’esame del consulente tecnico. Un’indagine che corre in parallelo, nell’ambito del procedimento civile, nella quale i familiari di Brenna hanno incaricato un consulente tecnico di esaminare il motore e altre parti del velivolo, alla ricerca di eventuali anomalie. In gioco ci sono ovviamente profili di colpa eventuali per i costruttori dei motori e gli stessi tecnici di volo. Oltre ai risarcimenti, ovviamente. Sul fronte penale dopo mesi di indagini supplettive il sostituto Citterio sembra essere rimasta della stessa idea, ovvero che dietro la tragedia del Cessna 172 ci sia l’errore umano. I nuovi accertamenti disposti dal Gip non hanno spostato il titolare dell’inchiesta dalla convinzione che l’idrovolante sia caduto per un errore di Pietro Brenna «che era un pilota esperto e che aveva già volato nelle zone della tragedia», fa notare il Pm nella richiesta di archiviazione comunicata anche alle parti coinvolte.
Nelle sue conclusioni Cinzia Citterio rimarca che in quel volo del 9 giugno 2014 si sono «rispettati tutti i criteri di sicurezza» e che soprattutto l’Aeroclub di Como aveva comunicato per tempo al pilota il piano di volo, una valutazione che a questo punto scagionerebbe da ogni responsabilità il presidente Giorgio Porta, il quale tecnicamente però rimane ancora indagato. Ora la palla passa di nuovo al Gip.