Lecco, 20 febbraio 2016 - A passare per colui che vuole sopprimere i piccoli Comuni non ci sta proprio. Gian Mario Fragomeli, 42 anni, parlamentare tra le fila del Partito democratico alla sua prima esperienza a Montecitorio, del resto è stato sindaco per due mandati di Cassago Brianza, un paese di nemmeno 5mila anime, uno di quelli che in base alla proposta di legge che ha sottoscritto a novembre dovrebbe essere cancellato. «Intanto io sono solo uno dei venti firmatari del testo proposto, non sono il primo firmatario – spiega -. Si tratta di una proposta di iniziativa di deputati che probabilmente nemmeno verrà mai discussa». E allora perché ha deciso di apporre il suo nome in calce alla proposta? «La questione delle piccole realtà deve essere affrontata in fretta. Il problema esiste, inutile negarlo, occorre analizzarlo per non essere colti impreparati».
Ma impreparati rispetto a quale scenario? «Le province come le abbiamo conosciute di fatto non esistono più, ad autunno saremo chiamati a votare a un referendum sulla loro cancellazione: il punto di riferimento delle amministrazioni sarà la Regione. Ma come possiamo immaginare che un rappresentante di un paese di poche centinaia di abitanti possa rapportarsi con chi governa una realtà territoriale da 10 milioni di persone? Rischia di sparire, di non essere considerato. Inoltre già adesso per determinati interventi pubblici le pratiche non possono più essere gestite a livello locale, occorrono le stazioni appaltanti. Possiamo pure fingere che non stia cambiando nulla, ma la situazione è questa. É meglio confrontarci prima e cercare soluzioni adeguate insieme piuttosto che nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e lamentarci dopo».
La formazione, così almeno come è stata scritta, appare però forte: si parla di «fusione obbligatoria», si dettano le tempistiche concedendo massimo quattro mesi, si prevedono «riduzioni di una quota pari al 50% dei trasferimenti erariali». Qualcuno di fronte a una simile prospettiva ha evocato addirittura il fascismo. «Il testo effettivamente è duro, io non lo condivido appieno - interviene l’onorevole, che invita ad evitare paragoni inappropriati -. Si tratta tuttavia di una base di partenza per un confronto».
«Personalmente sono per le aggregazioni, come le gestioni in forma associata oppure le unioni dei comuni. L’importante però è che si cominci subito ad affrontare il tema, che è fondamentale e posso sostenerlo proprio perché ho avuto il privilegio di amministrare una comunità tutto sommato piccola, sperimentandone personalmente le difficoltà». E che ben vengano le critiche se ciò può servire a stimolare il dibattito, «purché poi si vada oltre si ragioni su contenuti e proposte concrete».