Verderio, 23 giugno 2015 – Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato in tutta Italia 100 tonnellate di pellet contaminato da metalli pesanti e potenzialmente nocivi, come quali nichel, cromo, zinco, cadmio e rame. I truciolati di legno da bruciare in stufe e camini sono stati prodotti all'interno degli stabilimenti della «Del Curto» di Verderio, provincia di Lecco. Il presidente del CdA della storica società brianzola e il consigliere delegato sono stati denunciati con le accuse di illecito smaltimento di rifiuti e frode in commercio.
Questa mattina oltre 300 operatori della Forestale, coordinati dai magistrati della Procura di Pavia che si sono occupati delle indagini, hanno effettuato un'ottantina di perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Campania, Basilicata e Calabria per confiscare le partite tossiche da grossisti, rivenditori, negozianti ma anche da chi le aveva già comperate.
Praticamente tutto il pellet contaminato è stato bloccato e ritirato dal commercio. Gli accertamenti sono comunque ancora in corso per verificare l’eventuale pericolosità per la salute pubblica. Nel caso vi fosse il sospetto che il materiale acquistato negli ultimi due anni possa essere riconducibile a tali partite, gli acquirenti devono segnalarlo al più vicino ufficio del Corpo forestale dello Stato. Lo si può intuire anche a occhio nudo perché il materiale inquinato ha una colorazione strana, che varia dal blu, al verde, al rosso, inoltre sviluppo un denso fumo nero che in molti casi ha bloccato gli impianti di riscaldamento in cui è stato adoperato.
Le verifiche sono scattate in seguito alle segnalazione di alcuni cittadini che si sono accorti che qualcosa non andava proprio perché le loro stufe si sono rotte. Rimane adesso da capire se i vertici della Srl verderese fossero consapevoli di quanto hanno messo in circolazione oppure se per confezionare il prodotto abbiano sfruttato scarti vegetali contaminati a loro insaputa. Il sospetto comunque è quello di un’indebita miscelazione di sostanze inquinanti con il legno del pellet, mentre il reato di frode in commercio è rappresentato dal fatto che il materiale è stato venduto come «pellet di legno vergine di faggio», con un giro di affari al dettaglio di oltre 50mila euro, anche se appunto conteneva altro.
«Accettiamo il provvedimento e siamo fiduciosi nell'operato della magistratura – commenta l'accaduto l'avvocato Massimo Tebaldi, legale di fiducia dell'azienda -. Ci riteniamo estranei ai fatti e naturalmente non sapevamo che il pellet potesse essere contaminato». Negli impianti di Verderio sono stati rinvenuti solo un'ottantina di sacchi di materiale incriminato, il resto ormai era già in circolazione da tempo. Inoltre 100 tonnellate rappresentano una produzione minima sul totale delle lavorazioni che vengono effettuate, poco più di quella giornaliera. E' possibile che le partite difettate siano state fornite da fornitori, magari esteri, che le hanno spacciate per merce di prima qualità.