Sedriano, 13 febbraio 2013 - «Se sarò prosciolto mi dimetterò e mi candiderò per nuove elezioni». La dichiarazione shock di Alfredo Celeste arriva durante il faccia a faccia organizzato dal sindaco di Sedriano, indagato per corruzione, con la cittadinanza. «Gli avvocati chiederanno alla magistratura di archiviare la mia posizione», ha dichiarato Celeste. «I tempi tecnici dipendono dalla Procura di Milano: in caso di proscioglimento, dopo il Pgt che sarà ultimato entro marzo, sono pronto a lasciare e a rimettere il giudizio nelle mani dei cittadini».
Nell'auditorium, davanti a poco meno di 200 persone, il sindaco ha smontato le accuse presenti nell’ordinanza che lo ha costretto per tre mesi agli arresti domiciliari. «Un’esperienza brutta, iniziata alle cinque meno un quarto di un mattino di ottobre quando hanno citofonato i carabinieri», ha raccontato Celeste. «Io e mia moglie ci svegliamo tutti i giorni a quell’ora».
Non ci sono soldi, né tangenti nelle cinque ipotesi di corruzioni contestate. Particolari che già la Procura milanese aveva escluso parlando di «promesse» e «favori» a Eugenio Costantino e Marco Scalambra, imprenditore e medico che secondo l’accusa agevolavano l’associazione mafiosa Di Grillo-Sabatino. «Dell’appalto a favore di Scalambra – ha spiegato il sindaco – non c’è nemmeno il documento. Quando abbiamo realizzato il Bennet abbiamo detto pubblicamente di voler agevolare i sedrianesi. Ma i costi dell’affitto dei locali erano alti anche per Costantino. Era un sedrianese d’adozione, la famiglia è conosciuta in paese: nonostante questo non l’ho aiutato, l’ho messo in contatto con il Bennet come ho fatto con tutti tanto che la sua pratica è passata al vaglio dell’Unione del commercio. L’affare non è andato a buon fine perché Costantino ha reputato troppo costosa l’assegnazione del locale: dov’è il favore? Ho fatto il sindaco e basta, sono stato disponibile come quando arriva chiunque a cercare lavoro nel mio ufficio. Questa è la mia colpa».
Non l’unica perché Celeste ne ha ammessa un’altra. «La Minetti: è stato un grave errore invitarla come madrina di quella serata sulla creatività femminile. Ho sbagliato, ma ho letto di quelle accuse assurde… Secondo alcuni avrei chiamato Costantino, un boss, per chiedergli aiuto contro i contestatori. Peccato che per me Costantino non era un boss ma il referente politico locale di Democrazia Cristiana per le Autonomie, partito che nel 2009 faceva parte della coalizione che mi ha sostenuto alle elezioni. E che quella telefonata fa parte di sessanta chiamate che quel giorno sono partite dal mio telefono per chiedere un sostegno dialettico nel caso di contestazioni. Detto questo, oggi non posso che prendere le distanze da Costantino dopo che lui ha dichiarato che tra la legalità e la malavita sceglierà sempre la seconda. Per Scalambra, invece, è diverso: ha sbagliato a fare una telefonata, ma non rinnego la sua amicizia. Se gli inquirenti dicono a pagina 1857 del faldone 3 che Alfredo Celeste è incorruttibile, come può esserci un corruttore?».
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