Casate Ticino, 16 maggio 2013 - Duplice omicidio all'alba nel Milanese. A Casate, frazione di Bernate Ticino, due uomini sono stati uccisi a colpi di pistola da un dipendente all'ultimo giorno di lavoro, che è stato fermato dai carabinieri della compagnia di Abbiategrasso.

La sparatoria è avvenuta alle prime luci dell'alba, al bar Bottazzi in via Milano a Casate. A terra sono rimasti due uomini, di 47 e 22 anni, i datori di lavoro del killer. Si tratta di Rocco Bratalotta e del figlio di quest'ultimo, Salvatore, nati in Calabria e residenti a Turbigo, carpentieri del ferro e titolari di una piccola azienda nel settore dell'edilizia. Il 47enne è stato ferito mortalmente al torace, mentre il 22enne è stato colpito alla testa. 

 

"NON LI SOPPORTAVO PIU'" - L'assassino, Davide Spadari, 36enne, nato a Foggia ma residente a Buscate, è un loro ex dipendente licenziato. All'origine dell'episodio violento ci sarebbero rancori maturati sul lavoro. Negli ultimi tempi i rapporti si sarebbero deteriorati perché il 36enne, che veniva regolarmente pagato, si sentiva vessato dai suoi capi. "Mi trattavano male, mi mettevano sotto pressione, non li sopportavo più" ha detto agli inquirenti. Ieri lo strappo finale: il datore di lavoro lo avrebbe invitato a non presentarsi più in laboratorio. Ne sarebbe scoppiata una lite violentissima. I tre lavoravano per una piccola azienda edile della zona che si occupava di subappalti per i cantieri dell'Expo. In questi ultimi tempi il numero di operai si era ridotto all'osso per la mancanza di lavoro, ma a pesare sul raptus omicida dell'uomo sarebbero stati i dissidi. Un amico però nega questa ipotesi: "C'erano tensioni ma nulla che potesse fare presagire questo epilogo. Non è vero che lo trattavano male".

 

L'INTERROGATORIO - Davide Spadari, il giovane autore del duplice omicidio avvenuto stamane in un bar di Milano, ha spiegato al pm che avrebbe voluto uccidere solo Rocco Brattalotta e non anche il figlio Salvatore e poi togliersi la vita. A casa del giovane i carabinieri hanno trovato e sequestrato diversi biglietti nei quali Spadari indicava i suoi lasciti testamentari per i familiari. Movente del crimine, stando a quanto raccontato al pm, era la minaccia di licenziamento che Rocco gli aveva fatto ieri sera: “Non venire piu’ a lavorare, ti richiamo io”, le parole dell’uomo che era a capo della ‘squadretta di operai’ alle dipendenze di una ditta campana impegnata nei lavori per la realizzazione della linea 5 della metropolitana.

 

CLIENTI ABITUALI - Questa mattina il 36enne, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, si è presentato al bar di via Milano, dove i suoi titolari erano clienti abituali. Da anni facevano colazione prima di andare al lavoro. Avevano parcheggiato l'auto davanti all'ingresso del bar, per un caffè prima di iniziare la giornata. In quel momento si è presentato Spadari, armato di pistola, e ha subito sparato uccidendoli. Il titolare del bar, Oscar Bottazzi, era al bancone a preparare a caffè insieme al padre Ulisse quando è avvenuta la sparatoria. Al piano di sopra, Viviana, la sorella del titolare, ha sentito gli spari ed è subito corsa nel locale. Sono stati i Bottazzi ad allertare il 118.

La chiamata è arrivata in centrale alle 6.23. Sul posto sono intervenute due ambulanze, l'automedica e l'elisoccorso, ma per i feriti non c'è stato nulla da fare. Il bar si trova sull'arteria principale della piccola frazione di Bernate, sulla strada che va verso Cuggiono, vicino al centro Poldo Gasparotto, una struttura di proprietà comunale.

 

IL FERMO - Dopo la sparatoria Spadari è uscito dal bar diretto a Cuggiono, prima in auto poi a piedi, per costituirsi ai carabinieri. Lungo la strada, alle 6.45, è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri, che lo ha trovato in stato confusionale. Non ha opposto resistenza e si è consegnato ai militari. Si trova in stato di fermo nella stazione di Abbiategrasso. Il duplice omicidio sembra a tutti gli effetti premeditato.

Con sé aveva ancora la pistola usata per sparare, chiusa dentro uno zainetto che portava in spalla. Si tratta di una pistola calibro 7.65 Bernardelli con la matricola regolarmente leggibile, che Spadari deteneva regolarmente.

 

IL LEGALE - Davide Spadari, il giovane che stamattina ha ucciso padre e figlio, Rocco Brattalotta, 47 anni e Salvatore di 22, in un bar del milanese, “era depresso ma aveva la licenza per detenere le armi”. Ad affermarlo è il suo avvocato, Mario Tartaglia, al termine dell’interrogatorio a cui Spadari, fermato dai Carabinieri mentre andava a costituirsi, è stato sottoposto dal pm Luca Poniz. “Ci troviamo di fronte a una persona psicologicamente instabile - ha affermato il legale - questo lo dice la documentazione che potrà essere prodotta, gli atti che attestano la patologia depressiva dell’indagato che una perizia medico legale potrà accertare. Atti che, a mio modesto parere, devono essere valutati perchè non riesco a capire come una persona con questi problemi potesse avere la licenza per le armi”. Durante l’interrogatorio, Spadari ha spiegato al Pm che il suo medico gli aveva prescritto il necessario certificato per avere la licenza di detenzione delle armi. Diciotto anni fa, Spadari, sempre stando al suo racconto, era stato congedato dal servizio militare perchè aveva tentato il suicidio e l’anno scorso si era rivolto al suo medico per avere dei farmaci antidepressivi che gli erano stati prescritti, ma che poi non aveva preso. In questi anni, Spadari ha affermato di avere più volte pensato al suicidio.