Arconate, 5 agosto 2013 - Non sono bastati né l’invito del prefetto né le proteste dell’opposizione di «Arconate democratica». L’ex senatore Mario Mantovani non lascia la fascia tricolore. Continuerà a governare gli arconatesi in qualità di sindaco e nello stesso tempo a ricoprire la carica di vicepresidente del consiglio regionale. Due cariche incompatibili, secondo l’articolo 69 del Testo unico degli enti locali. Ma ieri sera il Consiglio comunale, chiamato a votare il decadimento di Mantovani dalla carica di sindaco, ha deciso altrimenti.
Al voto, i sette consiglieri di maggioranza di «Grande Arconate» (Mantovani non ha partecipato al Consiglio) si sono espressi contro il provvedimento reclamato da «Arconate Democratica», che schierava cinque consiglieri. Troppo pochi per rendere operativo il provvedimento. «Mantovani è stato eletto dal popolo. Non può essere sfiduciato», è stata in sostanza la linea di difesa della maggioranza, rappresentata dal consigliere Pinotti. L’opposizione è sulle barricate.
«È stata calpestata la legalità - s’indigna Giuseppe Rolfi, capogruppo di «Arconate Democratica» -. Votando contro il decadimento di Mantovani dalla carica di sindaco, i sette consiglieri di maggioranza si sono resi responsabili di un atto d’illegalità, contrario ai dettami del Testo unico degli enti locali, il quale sancisce l’incompatibilità fra la carica di sindaco e quella di vicepresidente della Regione». Ma Rolfi e il suo gruppo non si arrendono: «Scriveremo al prefetto, al ministro dell’Interno e al presidente della Repubblica. Visto che non ci riusciamo noi, ci pensino loro a far rispettare la legge».
di Michele Azzimonti
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