Milano, 17 maggio 2014 - Se fosse stato un allenatore, avrebbe lodato «la prestazione» della sua squadra e dichiarato che «stiamo migliorando». Ma Riccardo Carradori, amministratore delegato del gruppo Zucchi, storico marchio di biancheria per la casa, di calcio non è mai stato tifoso e per commentare le perfomance dell’azienda di Rescaldina che guida si attiene al lessico della finanza: «I conti sono ancora in rosso, ma siamo in netto miglioramento». A dimostrarlo ci sono i risultati della prima trimestrale dell’anno: rispetto allo stesso periodo del 2013, il gruppo fondato nel 1920 da Vincenzo Zucchi ha contenuto le perdite del risultato operativo (Ebit, da -7,5 milioni di euro agli attuali 5,2) e del risultato di periodo, con un negativo di 5,8 milioni di euro contro gli 8,2 della congiuntura precedente.
La Zucchi risale la china. La strategia è quella messa nero su bianco dall’ad Carradori: giocare in attacco, in Italia e sui mercati esteri, con un piano di investimenti da 25 milioni di euro stabilito fino al 2017. Una linea condivisa con il socio di riferimento del gruppo, che pure nella vita di tutti i giorni è abituato a muoversi nelle linee di difesa: Gianluigi Buffon. Nell’ultimo aumento di capitale a dicembre 2013, il portierone della Juventus e della Nazionale ha messo sul piatto 18 milioni di euro arrivando a detenere il 56% delle azioni della holding, proprietaria dei marchi Zucchi e Bassetti e della Mascioni spa, specializzata in stampa e finissaggio dei tessuti.
«Ho visto parecchi marchi italiani comprati a prezzi stracciati dagli stranieri e questo mi ha fatto male», ha raccontato ieri Buffon, che a Milano alla tre giorni sull’innovazione Wired Next Fest ha approfondito la sua avventura imprenditoriale. «Ho pensato che era il momento di fare un investimento a lungo termine», ha aggiunto. E tra i titoli traballanti in Piazza Affari, ha scelto proprio la Zucchi per i ricordi che evocava il marchio, ricordando «le pubblicità in televisione che vedevo da bambino».
Così, al momento di ricapitalizzare, il calciatore, che già possedeva il 19,6% delle azioni, è salito sulla tolda. Il piano quinquennale della holding di Rescaldina, che dà lavoro a 1.200 persone, guarda al consolidamento sui mercati esteri. L’Europa innanzitutto, rinforzando la presenza in Germania, Austria, Svizzera e nei Paesi scandinavi. A livello globale, le destinazioni principali sono Stati Uniti; Cina, dove entro il 2017 i punti di vendita saliranno a 180 dagli attuali 48 in virtù di un accordo con il gruppo di distribuzione Luolai; Brasile, con l’inaugurazione di un nuovo monomarca a Rio in occasione dei Mondiali; il Medio Oriente.
Risorse saranno destinante anche al progresso tecnologico: «Un investimento importante è sulla stampa digitale, con un’alta definizione dell’immagine e una maggiore flessibilità verso il cliente — spiega Carradori — oltre a un lavoro sulle tecniche di finissaggio». Mentre nel monomarca Bassetti di corso Buenos Aires si sperimentano sensori biometrici per raccogliere dati sull’evoluzione degli acquisti. Nonostante il settore del tessile per la casa perda ogni anno in Italia il 5,5% delle quote di mercato, Zucchi tiene i piedi ben piantati nel Milanese. «Mai pensato di delocalizzare — conferma Carradori —. Il nostro punto di forza, anche commerciale, è proprio il made in Italy».
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