Legnano (Milano), 12 luglio 2016 - Crolla a terra a cinquanta metri dal Pronto soccorso e rimane per una ventina di minuti in attesa di aiuto. Un fatto quantomeno singolare, quello accaduto all’ospedale di Legnano. «Erano appena passate le 16. Ci eravamo recati al nosocomio legnanese in camera mortuaria per il decesso di nostro padre - spiega la sorella dell’uomo -. Premetto che mio fratello aveva già avuto problemi di cuore e un infarto anni fa. Appena usciti dall’ospedale le nostre strade si sono separate perché avevamo le auto in zone diverse».
L’uomo, Rino C.L. di 49 anni residente a Castano Primo, va con altri familiari verso la propria vettura, ma poi crolla a terra presso la portineria: «Mi hanno chiamato dicendo che stava molto male. Allora io e mio marito ci siamo precipitati al pronto soccorso in maniera tempestiva, segnalando quanto stava accadendo poco più in là, a qualche decina di metri appena fuori dal reparto». Dal Pronto soccorso una risposta secca: «Mi dispiace ma non possiamo intervenire perché dovete seguire la prassi e chiamare il 118». La sorella disperata urla tutta la sua rabbia, poi col cellulare del marito chiama i soccorsi. «La Croce Rossa è arrivata dopo venti minuti. Mio fratello è rimasto sull’asfalto per tutto quel tempo e si è procurato anche delle ustioni di secondo grado alle braccia e ai gomiti a causa dell’asfalto bollente».
L’uomo viene portato poi in ospedale dove gli viene diagnosticato un ictus ed è ricoverato in Neurologia in condizioni gravi. Dal canto suo, l’ospedale di Legnano difende l’operato dei medici definendo la procedura non cavillosa, ma giusta per rendere più veloci i soccorsi. Una prassi diversa infatti avrebbe potuto costituire un problema a livello di intervento. Con la chiamata al 118 si sono attivati i giusti soccorsi con persone competenti e con i giusti macchinari. Rimangono però quei 17 minuti - secondo l’ospedale - per i soccorsi all’uomo dovuto all’arrivo dell’ambulanza da una zona esterna al nosocomio. In ospedale era presente un’auto medica che non avrebbe potuto trasportare l’uomo. I medici del reparto dove l’uomo è stato ricoverato hanno confermato che la procedura ha permesso la presa in carico diretta nel modo più giusto. «La nostra non è una accusa all’ospedale, ma di una prassi secondo noi assurda e cervellotica - conclude la sorella -. Rino è stato male a 50 metri dal pronto soccorso e ha aspettato talmente tanto che gli si sono cotte le braccia per terra. E questo non ci sembra normale».