Lodi Vecchio, 29 giugno 2012 - «È un incubo che finisce dopo 5 anni. Ho passato una serata con una ragazza, e mi sono ritrovato accusato di un reato infamante come lo stupro. Ma per fortuna la giustizia ha fatto il suo corso». G.D., piccolo imprenditore di 45 anni di Lodi Vecchio, ha commentato così a caldo l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» decretata ieri pomeriggio dai giudici del tribunale di Lodi dall’accusa di violenza sessuale, nata dalla denuncia di una ragazza all’epoca dei fatti di appena 16 anni. Il pm Sara Mantovani aveva chiesto per lui una condanna a 6 anni di reclusione, mentre la donna aveva chiesto un risarcimento di 60mila euro. «Il processo è stato lungo ma attento — spiega l’avvocato difensore dell’uomo Giuseppe Cornalba — e ha contribuito a mettere in luce le inconguenze nel racconto della presunta vittima».

I fatti risalivano alla fine del luglio 2007: l’uomo aveva conosciuto la ragazza durante una serata con alcuni amici comuni, ed era partito un tour nei bar e nei locali della zona, durato fino alle 3 di notte, quando anche l’ultima amica della ragazza si era fatta accompagnare a casa. «Questa aveva invitato la minore a salire con lei — spiega il legale — ma l’amica aveva spiegato di voler stare ancora con l’uomo. Da lì si era poi arrivati ad una stradina di campagna, dove era stato consumato un rapporto sessuale ammesso da entrambi. La ragazza era tornata a casa, si era lavata e si era poi presentata alla clinica Mangiagalli di Milano, dove era stata ricoverata per 3 giorni, denunciando lo stupro senza però nessun referto in grado di provarlo. La deposizione in aula però ha messo in luce diverse anomalie, e la sentenza ne ha tenuto conto». «Non sapevo fosse minorenne— spiega G.D. —. Da come era vestita non potevo immaginarlo. E sono finito in questo guaio. Avevo sentito storie simili. Ma non avrei mai pensato potesse capitare anche a me».