Lodi, 7 febbraio 2013 - Il direttore dell’Inps riceverà la prossima settimana gli esodati che ieri mattina hanno svolto un presidio sotto la sede di via Besana. Ma la manifestazione di protesta di ieri ha avuto anche l’esito di creare un punto di contatto tra chi ha perso lavoro e pensione e i lavoratori di Lodi dell’Inps stesso che, tramite il delegato Rsu Usb Michele Riccardi, sono scesi in strada a spiegare i propri gravi problemi di organizzazione (è stato annunciato il taglio del 10% dei dipendenti e dunque, su 102 unità del territorio, si dovrebbe trattare di una decina di persone), a partire dal pericolo di esternalizzazione. Ci sono stati così una stretta di mano e uno scambio di contatti tra le due categorie.
"Siamo qui a protestare — ha spiegato Luigi Lacchini, uno dei portavoce degli esodati lodigiani — perché l’Inps di Lodi, così come molte altre sedi territoriali, non ha ancora effettuato le pratiche necessarie, da inviare alla sede di Roma, per far rientrare parte di noi nel ruolo di "salvaguardato". Ne siamo certi per il semplice fatto che a nessuno di noi, nel Lodigiano, è ancora arrivata alcuna comunicazione ufficiale, benché annunciata a mezzo stampa". "Tramite il web siamo in contatto con 1.700 esodati in tutta Italia — spiega Vincenzo Gnasso, altro lodigiano esodato — e così abbiamo capito che solo la metà circa delle sedi territoriali Inps ha compilato le certificazioni necessarie e le ha inviate a Roma. Lodi è tra le sedi con più forte ritardo ma sappiamo che le varie direzioni hanno ricevuto una circolare con l’impegno a concludere entro l’8 febbraio, ossia entro venerdì. Staremo a vedere. In ogni caso queste certificazioni riguarderanno solo una prima tranche di 65mila esodati a cui ne dovrebbero seguire, senza alcuna data precisa, altre, fino ad arrivare a 130 mila salvaguardati. Poi restano altri 250 mila esodati ancora nel limbo".
"Siamo in un periodo di blocco a causa delle elezioni — prosegue Lacchini — che almeno l’Inps faccia quel che deve. Noi intanto stiamo organizzando da Lodi un’iniziativa che sta prendendo piede in tutta Italia: organizzare dei pullman e andare in massa a Roma il 15 marzo, giorno dell’insediamento del nuovo Parlamento a chiedere che qualcuno si occupi della nostra situazione". "Se non rientrerò nei salvaguardati rischio di stare senza pensione per 12 anni, con la rabbia nel cuore" conclude l’esodata Milena Ulmi.
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