Lodi, 17 febbraio 2013 - Nessuno lavorava. Tutti sfruttavano le prostitute. Il fatto emerge dalle intercettazioni di alcuni degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la Polizia ad ammanettare undici persone (più due spacciatori latitanti) fra Lodi, Sant’Angelo e Paullo. «Gli indagati risultano non svolgere alcuna attività lavorativa e dedicare il loro tempo allo svolgimento di attività illecite», annota il magistrato nell’ordinanza di custodia cautelare di cui Il Giorno è venuto in possesso.

«Porta questa», «quella che fa?», così i papponi - fra di loro - chiamano le prostitute. Come fossero merce. E di continuo “si accertavano” che stessero battendo sulla strada. «Dove sei, a lavoro?», chiedono di continuo i protettori telefonando alle donne. Dai documenti della Procura emerge uno spaccato di quel che è il mondo della prostituzione nel Lodigiano. Un mondo spietato, dove ogni donna deve avere un protettore e deve pagare 25 euro a notte per “affittare” il suo pezzo di marciapiede. E se non si guadagna abbastanza, giù botte. Invece, per tirarsi su, si usa la coca. Che scorre a fiumi non solo a Milano, ma soprattutto in provincia, fra Lodi e Sant’Angelo.

Così sono finite in manette 13 persone. Le donne sono sempre sottomesse, talvolta collaborano con l’organizzazione nell’inedito ruolo di aguzzine. Un esempio per tutti, scrive il magistrato: «L’interlocutore Alin spronava in tutti i modi l’interlocutrice Florin a lavorare in strada: molte telefonate fra i due palesano lo stato di sottomissione totale di Florin, costretta ad accettare le imposizioni di Alin e consegnargli il denaro guadagnato nonostante il suo stato di indigenza perenne». E la polizia annota: «Alin B. (32 anni) che risulta sposato e padre di 4 figli, approfittando della passione di Florin (25 anni) nei suoi confronti, la induce a prostituirsi. Il meretricio, col passare del tempo, diventa fonte di sostentamento per Alin B., per pagare il conto dell’albergo, mantenere la sua famiglia originaria e soddisfare il vizio del gioco. Quest’ultimo non disdegna di compiere razzie notturne assieme agli amici “Marcel” e “Cosmin”».

Quando Florin decide di allontanarsi perché stanca di venire sfruttata e decide di andare a prostituirsi con Eugert A., altro presunto protettore, si innesca una prova di forza fra gang di albanesi e romeni che culmina con accesi confronti scemati solo grazie all’intervento di un albanese di Cremona. E c’è il “mercato” delle lucciole. «Alin cercava di convincere Roxana a lasciare il suo compagno e unirsi a lui — si legge nell’ordinanza —. Roxana gli confidava che il giorno prima non era andata al lavoro perché era piena di lividi e aveva il labbro rotto poiché, dopo il lavoro, si era rifiutata di andare a letto col suo compagno Alex». Perché Roxana, per i papponi, vale oro: al telefono, ammette di guadagnare dalle prestazioni sessuali, a Zelo Buon Persico, anche 400 euro per notte.

fabrizio.lucidi@ilgiorno.net