di Tiziano Troianiello
Lodi Vecchio, 5 aprile 2013 - Il pentito di ’ndrangheta Luigi Bonaventura, ex reggente di una cosca calabrese, sarà stasera alle 21 nel Lodigiano. E per essere presente a questo incontro pubblico al circolo Arci di Lodi Vecchio ha deciso di “disobbedire” al ministero dell’Interno. Nel pomeriggio di ieri infatti al domicilio assegnatogli dallo Stato gli è stata recapitata una comunicazione con scritto che la partecipazione alla serata era caldamente «sconsigliata». Troppo pericoloso, evidentemente, il viaggio per uno come lui che dal 2007 ha iniziato a collaborare con la giustizia e poco sicuro anche il Lodigiano quindi. «Mi hanno ammonito di non venire — ha raccontato ieri al telefono Bonaventura, 41 anni — anche perché l’incontro era stato pubblicizzato. Io però ritengo che sia stato solo un ammonimento di comodo, del tipo noi ti abbiamo avvertito poi se ti ammazzano la colpa è tua».
BonaventuraA sta vivendo da circa un anno e mezzo un rapporto conflittuale con lo Stato. «Ho deciso di disobbedire anche come provocazione — ha aggiunto —. Le regole si rispettano quando vengono rispettate da entrambe le parti. Ormai tutti sanno dove vivo. E sono già stato più volte minacciato. Se il programma di protezione consiste solo nell’assegnarmi uno stipendio e non una scorta per me e la mia famiglia, non un inserimento sociale a me non sta bene». «Ho collaborato con dieci procure tra cui anche quella di Stoccarda e una Direzione distrettuale antimafia — ha detto ancora —. Il ministero mi ha solo proposto altre tre località protette che però sono ad alta densità ’ndranghetista e mafiosa. Io una scorta per il 5 aprile l’avevo chiesta una settimana fa senza specificare che era per Lodi. E adesso a poche ore dalla partenza mi arriva questa comunicazione. Tutto per scombussolare i piani». Bonaventura nel novembre scorso aveva intravisto similitudini tra la dinamica della morte a Lodi del carabiniere Giovanni Sali e i delitti di persone armate che venivano compiuti dalla sua organizzazione criminale quando ancora ne faceva parte. «Paura di venire a Lodi? Paura non direi — ha concluso —. Certo c’è il pensiero, la responsabilità, ma anche la voglia di incontrare la gente. Per me è una opportunità di riscatto. Da piccolo mi hanno insegnato solo ad ammazzare, ero un bambino soldato. Adesso mi piacerebbe essermi utile. Non vengo a Lodi Vecchio a fare il professore, ma spero di imparare io qualcosa». Bonaventura sarà al circolo Arci di via Carducci. Parteciperà alla presentazione del libro di Fabio Abati “Il nord si domanda: che cos’è la ’ndrangheta?”. Ed è la prima volta che un collaboratore di giustizia, ex reggente di cosca calabrese, mette in piazza la sua faccia per un incontro pubblico.
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