Bozzolo (Mantova), 20 giugno 2017 - E' finita alle alle 10.30, come da programma, la visita di Papa Francesco a Bozzolo. Dopo l'omaggio alla tomba di don Primo Mazzolari e la visita in sagrestia, dove gli sono stati mostrati dal presidente della Fondazione Mazzolari, Don Bruno Bignami, e dal presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Mazzolari, Giorgio Vecchio, alcuni ricordi e opere di Don Primo. Bergoglio ha lasciato la parrocchia di San Pietro e ha raggiunto in auto il campo sportivo di Bozzolo da cui è partito in elicottero alla volta di Barbiana per il pellegrinaggio sulla tomba di Don Lorenzo Milani. Prima di lasciare Bozzolo, Bergoglio ha voluto ringraziare la folla per "l'accoglienza tanto calorosa" e ha chiesto: "Pregate per me perché io possa servire il Signore e la Chiesa come come il Signore vuole che io faccia" (LE FOTO DEL PAPA ACCOLTO DALLA FOLLA). Poi ha recitato l'Ave Maria e impartito la benedizione ai presenti. Infine si è congedato ringraziando tutti e augurando una buona giornata. Presente in piazza anche un cugino di don Primo Mazzolari.
"Oggi sono pellegrino qui a Bozzolo e poi a Barbiana, sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto scomoda, nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio". Con queste parole Papa Francesco ha spiegato il suo pellegrinaggio per rendere omaggio a don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani.
"Ho detto più volte - ha ricordato Francesco - che i parroci sono la forza della Chiesa in Italia. Quando sono i volti di un clero non clericale, essi danno vita ad un vero e proprio 'magistero dei parroci', che fa tanto bene a tutti". Prima di leggere il discorso, il Papa ha premesso: "mi hanno consigliato di accorciare un po' questo discorso che è un po' lunghetto, ma non sono riuscito. Avete pazienza? Non vorrei lasciare da dire tutto quello che vorrei dire su don Primo Mazzolari".
L'ANNUNCIO - Partirà il 18 settembre il processo di beatificazione di don Primo Mazzolari. Il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, lo ha annunciato nella visita di Papa Francesco a Bozzolo. "Quel giorno, a 25 anni esatti dalla visita di Giovanni Paolo II a Cremona (non abbiamo fatto apposta, lo ha scelto Lei) - ha detto al Papa - è un nuovo inizio per noi, non tanto per la sua risonanza pubblica, ma perché ci coinvolge direttamente nell'intimità impegnativa di quel dialogo ecclesiale in cui ora la voce del Pastore scalderà i cuori di preti e credenti, di vicini e lontani".
IL FUORIPROGRAMMA - Anche se non era revisto dal cerimoniale, Papa Francesco prima di entrare nella chiesa di Bozzolo per pregare sulla tomba di don Primo Mazzolari si è fermato in piazza a salutare i bambini degli oratori. Poi ha salutato tutta la gente radunata intorno alle transenne. "Siamo qui dalle 4 di questa mattina e la nostra attesa è stata premiata", gli ha detto un'anziana signora.
L'OMAGGIO - Consegnati al pontefice delle offerte raccolte in diocesi e alcuni libri curati dalla Fondazione Mazzolari tra cui il testo di due omelie di don Mazzolari, una del 1° Maggio 1948 e l'altra del Giovedì Santo del 1958 dal titolo "Nostro fratello Giuda".
IL DISCORSO - "Il fiume, la cascina, la pianura" sono i "tre scenari che ogni giorno riempivano occhi e cuore" di don Primo Mazzolari per questo è il parroco d'Italia (riferimento alla definizione che Paolo VI diede di don Mazzolari, ndr). A partire da queste tre immagini, papa Francesco ha messo in guardia dai metodi "sbagliati", "tre strade che non conducono nella direzione evangelica": del "lasciar fare", dell'"attivismo separatista". "Don Mazzolari - ha osservato Bergoglio - non è stato uno che ha rimpianto la Chiesa del passato, ma ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l'amore appassionato e la dedizione incondizionata".
Il Papa ha citato don Primo indirizzando un invito "a tutti i preti dell'Italia e del mondo: abbiamo buon senso, non dobbiamo massacrare le spalle della povera gente". Don Primo condannava "l'attivismo separatista" di chi si impegna a creare istituzioni cattoliche: banche, cooperative, circoli, sindacati, scuole..." ha ricordato Papa Francesco. E' vero, ha aggiunto il pontefice che in questo modo "la fede si fa più operosa, ma può generare una comunità cristiana elitaria. E' un metodo che non facilita l'evangelizzazione, chiude porte e genera diffidenza".
(ha collaborato GABRIELE MORONI)