Inzago, 1 luglio 2011 - Diciotto donne davanti ai cancelli della Ma-Vib, a Inzago. Chiedono rispetto, prima che giustizia. Alle 8 sono già tutte schierate, bandiere alla mano, per richiamare l’attenzione sul lavoro e su una crisi che non può pesare interamente sulle loro spalle. Di fianco, con l’apertura dei cancelli, sfilano i colleghi, maschi. Sguardo basso, puntano dritto verso l’ingresso. Questa battaglia non li riguarda, per ora. Solo uno ha risposto presente. Inutili gli appelli degli increduli delegati sindacali, addirittura coinvolti in momenti di tensione quando la richiesta, rivolta agli uomini, di fare fronte comune ha trovato risposta in un brutto faccia a faccia tra Fabio Mangiafico, delegato Fiom, e uno dei figli del titolare Ivaldo Colombo.

Una protesta, quella delle inzaghesi, nata dopo le «sparate» di giovedì, quando l’azienda si era rivolta a 13 dipendenti con un semplice avviso: «Da settembre tutti a casa». Anzi, pardon, tutte. Le motivazioni? Un calo di produzione e, in una politica di riduzione di costi, la dirigenza ha deciso di operare un taglio sui 30 lavoratori attualmente alle sue dipendenze. E l’accetta è andata a cadere interamente sulle quote rosa. «Ufficialmente - commenta lo stesso Mangiarotti - sembra che il lavoro delle donne sia in qualche modo meno indispensabile rispetto a quello dei colleghi». In realtà la motivazione di questa scelta sarebbe stata espressa con toni ben diversi: «“Le donne possono stare a casa coi figli”, hanno detto - racconta ancora Mangiarotti -. E poi: “Tanto il loro è il secondo stipendio in casa, mentre gli uomini sono i capofamiglia”». Dichiarazioni che, ovviamente, hanno sollevato un vespaio: «Loro saranno padri di famiglia ma noi siamo madri. Per questo valiamo forse meno?», il commento asciutto di Miriam Facchinetti. «La ditta dove lavorava mio marito è fallita. Il periodo è duro - continua -. Il mio quindi è l’unico stipendio in casa. Per fortuna che almeno il mutuo è ormai estinto».

Diversa la situazione di Patrizia Baini: «Sono divorziata, vivo da sola e mi pago un mutuo da 600 euro al mese. Come tiro avanti? Ho subìto cattiverie, insulti, mi hanno dato perfino della pazza. Ho passato un brutto periodo, la mia famiglia è l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti». Ora la nuova mazzata, senza nemmeno l’appoggio dei colleghi del cosiddetto sesso forte. «Ci proteggeremo da sole - il grido delle operaie, strette l’una all’altra -. Non siamo lavoratori di Serie B e lo dimostreremo». Da casa Colombo, nel frattempo, una secca smentita: «Mai pronunciate quelle parole - ha spiegato il fondatore Franco -. Nessuno ha in mano la lettere di licenziamento. Questa è pura esaltazione sindacale».