Segrate, 10 settembre 2011 - Costruttore sì, ma anche mecenate. Antonio Percassi, patron dell’omonimo gruppo bergamasco che realizzerà a Segrate insieme agli australiani della Westfield l’Idroscalo Center - megastore finito nell’inchiesta della Procura di Monza sull’aree ex Falck di Sesto - ha contribuito alla vita di Fare Metropoli. Parliamo del sodalizio culturale fondato da Filippo Penati e tuttora sotto la lente di ingrandimento dei magistrati brianzoli che lo considerano invece un «collettore di tangenti».
La Guardia di finanza di Milano ha acquisito la lista dei sostenitori. E, sorpresa, si è ritrovata davanti a due donazioni effettuate con bonifico (il Gruppo fa sapere regolarmente registrate nei bilanci), una nel 2009 e l’altra nel 2010 dalla Stilo Retail spa. Percassi appunto. «Non abbiamo mai fatto nulla di illecito», precisano dalla stanza dei bottoni i bergamaschi. Fare Metropoli è un sodalizio fantasma adesso, inghiottito dai fumi dell’inchiesta sulle presunte tangenti sestesi, a differenza dei contributi che ha incassato al vaglio degli inquirenti. Si vuole capire dove siano finiti i denari di quella che era considerata la «Svizzera di Penati sotto casa». Per farlo le divise si concentrano anche sulle date.
Il centro commerciale di Percassi viene benedetto da Regione, Provincia (Penati presidente) e Comune nel febbraio 2009. Il patto è contenuto in un Accordo di Programma firmato da tutti gli enti; il primo contributo della Stilo Retail a Fare Metropoli è di poco successivo. Uno nel 2009, di 30 mila euro e l’altro di 15mila nel 2010. Secondo i pm, l’associazione nata a fine 2008 era stata concepita proprio per «drenare denaro in arrivo dagli imprenditori». Ora si cercano riscontri. In due anni di attività, il sodalizio (nessuna iniziativa organizzata) avrebbe incassato più di 500mila euro. Per i magistrati i soldi sarebbero stati raccolti in vista delle elezioni del 2009 (Penati era in corsa per il secondo mandato in Provincia e perse per una manciata di voti contro Guido Podestà) e nel 2010 (uscì sconfitto dalla gara per la Regione contro Roberto Formigoni). Alla testa di Fare Metropoli c’era Pietro Rossi, ex operaio di 62 anni, messo alla presidenza dallo stesso Filippo.
Un uomo di assoluta fiducia che ha registrato con perizia le entrate a bilancio. «I nostri conti erano in regola - dice - sono scosso». Il filone segratese dell’indagine è tutto da capire: per ora è sotto inchiesta per corruzione il sindaco Adriano Alessandrini, a cui Piero Di Caterina, grande accusatore di Filippo, dice di aver pagato «bustarelle». Il primo cittadino, non ancora iscritto formalmente nel registro degli indagati, ha respinto al mittente ogni accusa presentandosi spontaneamente dal pm Walter Mapelli. Che si è preso sei mesi per approfondire anche l’iter di approvazione del famoso centro commerciale per cui è indagato per corruzione Michele Molina, progettista del mega-store e consulente del gruppo bergamasco.
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