Segrate, 3 maggio 2013 - Un buco nella rete, un sentiero umido e viscido che striscia silenzioso tra immondizia ed erba alta. Seguendolo si arriva a Cascina Bruciata, a Novegro, proprio dietro al luna park dell’Idroscalo. Benvenuti al Grand Hotel dei disperati. Qui si rintanano la notte gruppi di senza nome, di giorno forse impegnati a vagabondare. O chissà cos’altro. La porta principale è sprangata, le tracce vanno avanti costeggiando i muri del vecchio cascinale. Svoltato l’angolo, sul lato Ovest del rudere, il sentiero si perde dietro un cespuglio.
Tra i rami e le ragnatele si intravede qualcosa. Scarpe, vestiti, fazzoletti e lattine. Cartoni di vino e birre ovunque. Il sentiero non si ferma e gira ancora. Sul retro, la situazione è ancora peggiore. Escrementi, rimasugli di coperte e materassi mezzi decomposti che ricoprono interamente il terreno come una morbida moquette, mentre ogni passo è accompagnato di un sinistro scalpiccìo. Attraversando il cortile, si cerca di non pensare a cosa c’è sotto i piedi. A pochi passi di distanza una scala appoggiata al muro, proprio sotto a un davanzale.
La finestra è spalancata e in frantumi. Appena la testa fa capolino dal davanzale un odore nauseabondo, violento. Una volta entrati, è facile capire il perché. A terra una pozza fatta di acqua piovana, feci e urina.
Sulla sinistra, circumnavigando la latrina, si apre un corridoio con altre quattro camere. Hanno la porta chiusa, quasi a chiedere un pizzico di intimità lì dove anche il bagno non è altro che una pozza fetida davanti agli occhi di tutti. Nella prima stanza ci sono una bicicletta e alcune damigiane, vuote, ordinatamente disposte a terra. Le altre tre sono invece camere da letto. In ognuna ci sono due materassi lerci buttati a terra e ricoperti da stracci sudici.
In una bottiglia di plastica sono state infilate alcune candele, da cui brilla una luce debole che trasmette una sensazione di calore e speranza in un ambiente dove la speranza sembra non abitare più da diverso tempo. Di fianco ai letti, un comodino. Uno ha addirittura una sveglia elettronica. Non funziona, ovviamente, ma forse aiuta a regalare a chi la guarda una parvenza di normalità. Una scalinata porta a un altro piano. C’è una sola stanza, molto più spaziosa. Anche qui due letti. La parte destra della camera è interamente occupata dai panni stesi ad asciugare. Uno dei pochi accenni di civiltà mentre tutto intorno non c’è che sporcizia e rifiuti.
Torniamo giù, scendiamo dalla scala in bilico sotto la finestra e ricominciamo a respirare. Ripercorrendo a ritroso il sentiero si notauna piccola diramazione. Gira intorno alla casa dal lato opposto, quello a Est. Un box è stipato di sacchi neri: dentro, chissà quale immondizia. I segni di erba calpestata da poco non si fermano, conducono a un’altra stanzetta. L’unico accesso è un grosso buco nel muro, dentro è buio. A sinistra una cassettiera, aperta, mette inmostra qualche forchetta e diversi coltelli. A destra, per terra, una pistola. Sembra finta, ma la canna è rivolta verso l’interno mentre un rumore ci fa pensare che sia meglio non trattenersi oltre. Perché qualcuno, a Cascina Bruciata, ha trovato casa.
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