Melzo (Milano), 14 aprile 2016 - Tre consiglieri di maggioranza affossano il bilancio, il documento non passa: ora trema la sedia del sindaco Antonio Bruschi. Il documento economico 2016 sarà ripresentato al consiglio entro pochi giorni. Nel frattempo, si cerca la ricucitura. Ma è dura. Una seconda convocazione del consiglio, la sera successiva a quella della fumata nera, è finita con scioglimento immediato per mancanza di numero legale: oltre ai tre dissidenti Massimo Ferrari, Annalisa Piemontese e Valter Vighi, assente all’appello anche il Pd Pietro Bussolati. E la minoranza ha abbandonato l’aula: «Non facciamo la stampella a questa maggioranza ormai inesistente». La tegola con la T maiscola per Bruschi e la maggioranza è piovuta durante la seduta dedica all’adozione del bilancio di previsione. I tre consiglieri, Vighi della sinistra, Ferrari e Piemontese area Pd, hanno sferrato il colpo alto sottoforma di un emendamento, con il quale chiedevano di inserire in bilancio la chiusura del centro gioco «1, 2, 3 Stella», e integrare i tagli che saranno obbligati causa crisi.
L’emendamento è stato rifiutato dal resto della maggioranza, ed ecco il voto contrario. Niente bilancio, rischio «caduta» dietro l’angolo. Per il sindaco, si apre una settimana dura. «Non nego la difficoltà – dice – e faccio appello alla ragionevolezza di tutti. Il bilancio non è passato, ma la normativa ci consente di arrivare a fine mese e se necessario anche oltre. Gli incontri di maggioranza partiranno subito». La questione politica resta: «È evidente. Anche perchè l’emendamento in sè, il taglio di un servizio che incide per 8.000 euro l’anno su un bilancio di 15 milioni, mi pare pretestuoso». La fronda, e lo si sa, dura da mesi: su questioni programmatiche di merito, e su questioni di metodo. Fuori aula, i consiglieri di minoranza. «Per essere finita è finita – dicono Lega e Liste civiche, in testa i rispettivi referenti Mauro Andreoni e Vittorio Perego – ma ciò non significhi che l’attaccamento alla poltrona non possa produrre ancora una volta un miracolo». Pronti a dare alla giunta lo scossone decisivo: «Una ipotesi è quella di andare in Comune e dimetterci in blocco; nella speranza di avere con noi i tre consiglieri dissidenti. Questa amministrazione assurda, che in due anni si è distinta per inefficacia, pressapochisimo e assenza di qualsiasi capacità di confronto, deve andare a casa. Qualsiasi alternativa al disastro attuale è migliore». Lo spettro, il commissario per almeno un anno. «Parliamoci chiaro – ancora Bruschi –. Qui c’è chi inneggia a un possibile commissariamento. Ricordino queste persone che un commissario prefettizio agisce con il bisturi, non con le medicine. Non è quanto dobbiamo augurare alla città. Per quanto mi concerne, farò il possibile per evitarlo. Un disastro? È vero il contrario: abbiamo un’attività intensa, e una miriade di opere avviate».