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Capotreno ferito col machete, fermato terzo presunto aggressore: era in prova ai servizi sociali

Si tratta di un 19enne nato a El Salvador con precedenti per lesioni e rapina già coinvolto nell'operazione contro la gang 'Mara Salvatrucha 13' dell'ottobre 2013. Stabili le condizioni dell'uomo ferito. Reazioni tra paura e sgomento FOTO - Sangue in stazione a Villapizzone/ Rilievi della polizia scientifica/ Commozione dei colleghi Trenord

Uno degli aggressori del capotreno delle Ferriovie Nord a Villapizzone (NEWPRESS)

Milano, 13 giugno 2015 - Un nuovo fermo, è il terzo, per la brutale aggressione a un capotreno e al suo collega nella stazione di Milano Villapizzone, avvenuta giovedì sera. Dopo i due arresti di ieri, quindi, è stato eseguito il fermo di un giovane sudamericano. Si tratta di un 19enne nato a El Salvador con precedenti per lesioni e rapina, arrestato nell'operazione contro la gang  'Mara Salvatrucha 13' dell'ottobre 2013 (VIDEO - L'inno della gang). La detenzione era poi stata commutata, anche perché al tempo dei fatti il ragazzo era minorenne, in affidamento. Il giovane, Alexis Ernesto Garcia Rojas, era in affidamento ai servizi sociali. In Questura infatti è stato precisato che era affidato in prova a una Comunità a Segrate ( Milano) nella quale  risultava irreperibile. Fermato dalla Polizia di Stato, è stato rintracciato dagli investigatori milanesi su provvedimento del pm Lucia Minutella. Gli agenti lo hanno bloccato nella zona di Porta Genova dove il giovane, nella gang noto come 'Smoking' perché forte fumatore, si nascondeva. È stato individuato anche grazie ai confronti con le immagini dell'impianto di videosorveglianza che lo hanno ripreso mentre giovedì sera partecipava all'aggressione dei due ferrovieri. Il 19enne è  accusato di concorso in tentato omicidio, come i due giovani arrestati ieri. Da quanto si è saputo, gli investigatori stanno cercando ancora una o due persone.

DAL PM RICHIESTA DI CARCERE PER I TRE - La Procura di Milano inoltrerà, a breve, al gip una richiesta di custodia cautelare in carcere per i tre giovani accusati di concorso in tentato omicidio.  Da quanto si è saputo, infatti, il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il pm Lucia Minutella, stanno per inviare al gip la richiesta di convalida degli arresti per Jackson Jahir Lopez Trivino, ecuadoriano di 20 anni con permesso di soggiorno scaduto, che non ha risposto nell'interrogatorio di ieri, e per Josè Emilio Rosa Martinez, 19enne di El Salvador, che ha confessato di aver colpito con il machete Carlo Di Napoli al braccio sinistro, quasi amputandoglielo, per "difendere" un altro del gruppo dalla richiesta di mostrare il biglietto. Per Alexis Ernesto Garcia Rojas, salvadoregno di 19 anni, gli inquirenti stanno preparando la richiesta di convalida del fermo, eseguito oggi dalla Squadra Mobile. Per tutti i tre ci sarà anche una richiesta di custodia in carcere. Gli interrogatori di garanzia dei tre ragazzi, da quanto si è saputo, dovrebbero tenersi domani davanti al gip di Milano Elisabetta Meyer. 

I PRIMI DUE ARRESTI - Gli arrestati di ieri sono due sudamericani ventenni e apparterrebbero alla stessa temibile gang di latinos. Uno dei due, Josè Emilio Rosa Martinez, 19 anni, di El Salvador, sarebbe l'esecutore materiale del colpo di machete che ha quasi amputato un braccio al capotreno Carlo Di Napoli. Secondo quanto emerso dalle indagini nascondeva il machete nei pantaloni. L'altro è Jackson Jahir Lopez Trivino, ecuadoriano di 20 anni con permesso di soggiorno scaduto. Quest'ultimo è già noto ai poliziotti della Mobile in quanto coinvolto con l'appellativo di 'Peligro' (pericolo) nell'operazione 'Maredos' del 2013 che portò all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di 25 soggetti, di cui 7 minorenni, per la maggior parte salvadoregni. 

COLLABORAZIONE NEL CERCARE L'ARMA - Josè Emilio Rosa Martinez avrebbe cercato di aiutare gli investigatori a trovare l'arma nella zona dove l'aveva abbandonata, vicino alla fermata di Villapizzone. Lo ha spiegato il suo legale, l'avvocato Alessio Mantuano. Il difensore ha chiarito che ieri davanti agli investigatori il ragazzo ha reso brevi dichiarazioni spontanee "autoaccusatorie ed eteroaccusatorie", e poi nell'interrogatorio successivo davanti ai pm "si è però avvalso della facoltà di non rispondere", una scelta "tecnica" suggerita dal legale. Nelle dichiarazioni precedenti, tuttavia, il giovane avrebbe collaborato fornendo una breve descrizione dei fatti e spiegando di aver colpito il capotreno col machete per «difendere» un suo amico senza biglietto. Poi è stato accompagnato dagli investigatori nelle vie attorno alla fermata per cercare il machete, che però non è stato in grado di ritrovare. Dalle sue dichiarazioni a verbale, tra l'altro, e dall'analisi dei filmati di videosorveglianza la Squadra Mobile è arrivata al fermo di un terzo ragazzo. "Sono stato con lui ieri in Questura, certamente era molto scosso", ha spiegato l'avvocato. 

STABILI LE CONDIZIONI DEL CAPOTRENO - Sono stabili le condizioni di Carlo Di Napoli, il capotreno aggredito. Subito trasportato all'Ospedale Niguarda, il 32enne ha subìto un intervento di circa 8 ore per scongiurare l'amputazione del braccio, ma ci vorrà ancora qualche giorno per sapere se tutto si risolverà per il meglio. L'uomo è stato operato da una equipe multidisciplinare che ha riunito diversi specialisti (il chirurgo generale, il chirurgo ortopedico, il chirurgo plastico e il chirurgo vascolare). "Si è trattato di una lesione molto grave - hanno confermato dalla struttura - ma per il momento il braccio è salvo». Si è dovuta praticare una «sub-amputazione», una pratica chirurgica che ha lo scopo di preservare la funzionalità dell'arto. «Solo nei prossimi giorni, però - concludono gli specialisti - si potrà sciogliere la prognosi e sapere se tutto è andato a buon fine".

MARONI: "POLIZIOTTI SUI TRENI" -  "Voglio militari e poliziotti a bordo dei treni. E se poi, per legittima difesa, qualcuno cerca di ammazzare, si reagisce. Lo prevede il codice penale". Roberto Maroni è tornato sulla sua frase di ieri che ha scatenato polemiche (contro gli aggressori "si spara" ndr), pronunciata in seguito all'aggressione di un capotreno colpito da un machete in una stazione ferroviaria di Milano. Il presidente della Regione Lombardia, che è intervenuto a margine di una manifestazione sull'emergenza immigrati organizzata dalla Lega davanti alla Prefettura di Bergamo, ha spiegato di aver parlato della questione ieri con il Prefetto di Milano. "La richiesta è semplice e chiara. Io devo proteggere i lavoratori delle Trenord che non possono essere a rischio di essere colpiti da un machete o a rischio vita. Quindi ci vogliono militari e poliziotti, nelle stazioni e sui treni. Non è stata ancora presa una decisione, lunedì ci sarà un nuovo incontro col Prefetto". "Io non voglio l'autodifesa - ha precisato Maroni - non voglio distribuire le pistole, ma voglio che i lavoratori siano protetti dalle forze dell'ordine".