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Mario Mantovani
Milano, 16 ottobre 2015 - L'architetto, l’ingegnere e tutti gli uomini del vicepresidente (ex) Mario Mantovani. Lui il «Capo», come tutti quelli dell’“entourage” (così battezza l’indagine la Guardia di finanza) è al centro del cerchio. Satelliti, il braccio destro Giacomo Di Capua e i professionisti. Parlano tutti, ora, gli indagati e arrestati, dell’ultimo capitolo di malversazione, traffico di influenze, diffuso e generalizzato equivoco tra buon governo e abuso del potere politico. Fino a irrompere nel codice penale con concussione, corruzione, turbativa d’asta. Fino alla galera. Si difendono con la necessità prima dell’«efficienza amministrativa», col bene comune, gli arrestati. Mario Mantovani sta sotto esame del gip Stefania Pepe e del pubblico ministero Giovanni Polizzi per oltre cinque ore, e alla fine il suo legale Roberto Lassini presenta un’istanza di scarcerazione. I due suoi uomini, l’ingegnere Angelo Bianchi e il segretario Giacomo Di Capua, occupano l’intera mattinata. Il senso: nessuna «minaccia» verso il vertice del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Lombardia, perché il politico non ne avrebbe avuto «il potere». Nessun «intervento» per truccare la gara d‘appalto sul trasporto dei dializzati, ma sola una «segnalazione» di lamentele da parte della Onlus Croce azzurra Ticinia. Nessun architetto «a disposizione» per lavori gratuiti, ma un professionista regolarmente «pagato» e che trovava da solo gli incarichi. Stride con l’accusa, la difesa. L’accusa. Due uomini al servizio, cui va aggiunto l’architetto indagato a piede libero Gianluca Parotti, che rappresentano in forma ristretta l’uso dell’influenza di Mantovani per controllare - fino alle pressioni da concussione - i gangli del provveditorato delle opere pubbliche tramite un suo fiduciario e per tenere a costo zero l’architetto delle sue innumerevoli abitazioni di proprietà o case di cura della sua Fondazione Solidalitas (un patrimonio immobiliare di oltre 11 milioni di euro) - e da ricompensare con importanti commesse pubbliche. Commesse come la valutazione dell’indicatore di rischio sismico negli edifici scolastici di Palazzolo, Casalbuttano, Paderno, Solbiate, Calvatone, che - non a caso - l’ingegnere Bianchi del provveditorato e rup unico sull’edilizia scolastica affida all’architetto Parotti, così come la progettazione di Palazzo Taverna nel Comune di Arconate, feudo di potere del vicepresidente della Regione e zona di pascolo del suo entourage.
È lo stesso Parotti, che il 18 giugno 2014, durante una perquisizione della Guardia di finanza parla del fascicolo intitolato alla Cascina Vittoria. «...È la vecchia cascina di corte, dalla quale è stata ricavata l’abitazione di Mario Mantovani, sita in Arconate, via Turati 37. In questo caso sono stato incaricato di svolgere la progettazione e la direzione dei lavori... dal 1999 sino al 2012, nonché tutte le successive varianti e direzioni lavori. Per tale attività ho percepito solo un terzo del compenso stabilito..». E visto che l’attività da architetto dimezzato è ripetuta negli anni e nelle molte residenze riferibili a Mantovani, cosa riceve in cambio Parotti? Risponde, nelle carte d’accusa, il «tono decisamente amicale verso un concorrente di gara che però egli sa essere l’architetto di Mantovani (cioè Parotti, ndr), impiegato dall’ingegner Bianchi (è l’uomo per cui Mantovani risponde di concussione, pressioni indebite sul provveditore delle opere pubbliche Pietro Baratono perché all’ingegnere venissero riconferiti tutti gli incarichi sull’edilizia scolastica che il vicario Alfio Leonardi gli aveva tolto per via del processo per corruzione a Sondrio). «E colpisce l’intento di concordare il contenuto dell’offerta, pianificando nei fatti una turbativa (proprio così la definisce Bianchi nella conversazione del 15.10.2013)». Parotti e Bianchi vengono messi in contatto nel gennaio 2013 da Mantovani «in occasione dell’incarico, conferito materialmente da Mantovani e formalmente da Bianchi relativo agli arredi di “Villa Taverna”». Parotti, «come da lui ammesso nella conversazione del 19 giugno 2014, è privo di competenze e di esperienza alcuna in materia di valutazioni antisismiche e messa in sicurezza di scuole (motivo per il quale infatti rinuncia a presentare le offerte, dopo peraltro avere tentato goffamente di concordarne con il rup i contenuti)». «Bianchi non aveva alcun motivo per invitare Parotti a partecipare alle gare in materia antisismica per le scuole, se non quello di corrispondere alle indicazioni del comune benefattore Mario Mantovani. È poi ancora Parotti che accenna esplicitamente a Mantovani nella conversazione con Bianchi del 17.10.2013 nella quale gli preannuncia che si recherà da lui in Provveditorato, muovendo proprio dagli uffici di Mantovani, con la busta dell’offerta non ancora sigillata». marinella.rossi@ilgiorno.net