Milano, 13 ottobre 2010 - Il piccolo branco circoscritto. E reso imbelle. La famiglia allargata - fratelli e sorelle, fidanzati e fidanzate - che mena a morte, e senza distinzione di sesso, fermata a quarantotto ore esatte dal fatto. Concorso materiale e morale in tentato omicidio, aggravato dalla crudeltà, aggravato dai futili motivi. Avere, quasi, ammazzato di botte, un tassista, il pavese Luca Massari, che a 45 anni incontra un cane sfuggito alle mani della padrona, inavvertitamente lo investe e lo uccide, e finisce sotto i colpi di mani, gomiti e piedi, calci tanti calci, della famigliola riunita.

 

I tre, per i quali è persino difficile ricostruire un albero genealogico semplificato. Il cognato della padrona, resa vedova del cocker, Michel Morris Ciavarella, 31 anni, è finito in galera sull’istante. A lui da ieri pomeriggio si sono aggiunti, consegnatisi dopo aver sentito l’alito degli uomini della Squadra mobile di Alessandro Giuliano, la fidanzata di Ciavarella, Stefania Citterio, 28 anni, e il fidanzato della proprietaria del cocker, Piero Citterio, fratello di Stefania, che di anni ne ha 26. E che di esuberanza ne ha oltre i suoi anni: visto che, oltre al concorso in tentato omicidio, è anche indagato per le lesioni volontarie ai danni del fotografo Maurizio Maule, malmenato il giorno successivo all’aggressione, mentre immortalava l’auto di un testimone ai fatti mandata in fiamme. Ma indagato, il Piero, anche di resistenza a pubblico ufficiale, per aver malamente reagito ai poliziotti che in aiuto del fotoreporter bastonato (in faccia) erano andati. E anche per minacce, insieme con la sorella, è indagato: per aver fatto visita a un paio di persone chiamate a testimoniare.

Un quadro complicato. Che si inserisce in un quartiere complicato, la zona Ripamonti, quanto meno per quanto rivela quest’ultimo fatto di cronaca. La ricostruzione, avvenuta grazie a pochissimi (non più di cinque) testimoni (rispetto alle decine e decine di presenti che hanno a lungo affermato di non avere visto nulla), indica che in largo Caccia Dominioni c’è stato un pestaggio scientifico. Partito con un primo violentissimo colpo, una ginocchiata, che manda il pover’uomo, appena sceso dall’auto per soccorrere il cane, a sbattere il capo, e tanto da fargli sfigurare il volto per terra. Il silenzio di Luca Massari pare abbia irritato il piccolo clan: mentre Sara, la padrona del cane grida per la morte del suo animale, gli altri tre si accaniscono, Stefania compresa, a pugni, calci, ginocchiate.

 

Intorno c'è gente, che vede e non impedisce. Attorno, alle finestre ci sono decine di persone che si affacciano, urlano, ma poi non ricorderanno nulla. L’auto della polizia che arriva, poco dopo le 12.40 di domenica, è forza residua rispetto alla folla, e ne sarà accerchiata. Non è un caso che un fronte dell’inchiesta, a carico d’ignoti, che condurrà il sostituto procuratore della Repubblica Tiziana Siciliano è (a fianco dell’indagine di fatto conclusa per tentato omicidio), quello del favoreggiamento feroce di questi picchiatori, un favoreggiamento che oscilla dalla complicità diretta all’omertà. Non a caso, la notte di domenica, quando qualcuno alla fine si fa avanti e racconta i fatti, troverà la sua auto data in fiamme (altro fascicolo aperto è per l’incendio doloso che solo a breve diventerà a carico di noti). Per poi culminare col pestaggio del fotografo che riprende le immagini dell’incendio: altro fascicolo, dove indagato per resistenza, oltre al solito Piero, c’è un altro suo amico.

E Luca Massari, che viveva a Pavia per sfuggire allo stress della metropoli, si trova al Fatebenefratelli, tuttora tenuto in coma farmacologico: «Condizioni gravi, ma stabili - è il bollettino medico del pomeriggio -. Il quadro clinico è invariato e al controllo Tac non sono emerse variazioni tali da richiedere intervento chirurgico». Si dovrà cioè attendere altre quarantotto ore per accertarsi del riassorbimento o meno dell’edema cerebrale, che, allo stato, pare l’emergenza peggiore.