Milano, 7 aprile 2011 - "Se ho i soldi dormo in hotel a 5 stelle. Altrimenti su una panchina". D. T., 54 anni, ex manager di successo, non si rassegnava all'idea di essere caduto in disgrazia. Rubava perchè gli mancava la "bella vita". Ed è stato scoperto dagli agenti del Commissariato Centro di Milano.
"Ho lavorato per tanti anni nel privato come direttore del personale - racconta l'uomo, celibe e incensurato. - Guadagnavo 10-12mila euro al mese. Potevo permettermi tutto: viaggi, cocaina, bei ristoranti, belle donne". Poi, complice la crisi economica, ha lasciato il settore privato ed è passato alla sanità pubblica. "Sono andato a lavorare per la Asl. Lì mi pagavano solo 3.500 euro al mese. Cosa potevo fare con quei soldi? Erano pochi per me e per lo stile di vita che conducevo".
Alla fine anche il contratto alla Asl è scaduto. Rimasto senza lavoro, Daniele è entrato in depressione. Ha tentato il suicidio. E ha iniziato a rubare: all'Università Cattolica, alla Camera di Commercio, al Conservatorio. Luoghi in cui si infilava in occasione di conferenze, rinfreschi, vernissage, con addosso l'unico abito di marca ancora in suo possesso. Dalla vendita della refurtiva (cellulari, computer, portafogli) ricavava il necessario per concedersi qualche ora nel lusso.
A notarlo è stato il personale della Cattolica, che lo ha denunciato alla polizia. "Perchè non va a dormire nei dormitori in città?", gli hanno chiesto gli agenti. "Che schifo, non è il mio ambiente", ha risposto Daniele. "Ci tengo alla mia reputazione". Addosso aveva un'agenda di "work planning", come lui la definiva in ricordo del suo lavoro da manager. Lì annotava data, orario e luogo degli eventi più "ricchi" in programma in città. Gli agenti gliel'hanno sequestrata, ma gliene hanno regalata un'altra. Possibilmente da riempire in modo diverso.
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