Milano, 4 maggio 2011 - I divieti di sosta contribuiscono a rendere le strade più sicure e chi parcheggia selvaggiamente ora rischia una condanna per concorso in omicidio.
E' molto chiara la sentenza con cui il gup Luigi Varanelli ha inflitto 6 mesi di reclusione a una donna che, parcheggiando in prossimità di un incrocio in via Castelbarco a Milano, il 16 luglio 2009, ha contribuito a provocare la morte di un motociclista di 29 anni, anche se a investirlo è stata un’altra macchina perché chi era al volante non ha rispettato la precedenza. Un terzo imputato, che pure aveva parcheggiato la propria auto in divieto di sosta, è stato rinviato a giudizio. È questo dunque l’esito dell’inchiesta del pubblico ministero Gianluca Prisco che, sulla base della dinamica dell’incidente avvenuto di notte, aveva chiesto di mandare a processo per tre automibilisti con l’accusa di concorso in omicidio colposo in violazione del codice della strada.
L'INCIDENTE - Secondo quanto ricostruito nel capo di imputazione, quella notte uno straniero alla guida di una Toyota Avensis, impegnando l’incrocio in via Castelbarco a una velocità di circa 25 chilometri orari, non ha rispettato la precedenza anche “perché aveva la visuale parzialmente ostruita dalla sosta irregolare” di una Bmw X3 e di una Pia Picanto, parcheggiate proprio in prossimità dell’incrocio. Lo straniero è quindi finito contro il motociclista che arrivava da destra a forte velocità, 91 chilometri orari nonostante l’ora notturna. Secondo Prisco, dunque, i due parcheggiatori selvaggi hanno concorso nell’omicidio del 29enne per non aver osservato l’articolo 158 del codice della strada sul divieto di sosta che impone a ogni automobilista l’obbligo di assicurarsi che dal luogo scelto per parcheggiare “non possa derivare pericolo per l’incolumità delle persone”. La condanna a 6 mesi di reclusione per la proprietaria della Kia parcheggiata male è stata inflitta con rito abbreviato, dunque con lo sconto di un terzo della pena. Alla donna è stata concessa la sospensione condizionale. Lo stesso vale per l’investitore, che invece ha patteggiato 9 mesi di reclusione.
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