Milano, 15 settembre 2011 - I numeri fanno impressione. Nei primi sei mesi dell’anno, solo a Milano e provincia, gli 007 della Finanza hanno scovato più di 15 miliardi di euro nascosti al fisco: ricavi non dichiarati, costi non deducibili e invece indicati, Iva dovuta e sparita nel nulla. Una bella fetta dell’ultima manovra finanziaria. Una montagna di soldi. In percentuale, dicono gli addetti ai lavori, Milano produce il 28-30% di tutta l’evasione scoperta ogni anno in Italia. In relazione alla sola Iva, si supera addirittura il 50 per cento. Il problema vero è che, nonostante i “parassiti sociali” (come dice lo spot tivù) vengano spesso scovati, il recupero del denaro resta per lo più un miraggio: se va bene, dopo anni entra nelle casse dello Stato al massimo l’8-9% del dovuto.
Certo il capoluogo lombardo è la città italiana più importante dal punto di vista economico e finanziario. E dunque è abbastanza normale che qui si trovi il maggior numero di reati in questo campo. E dev’essere anche vero che la crisi non aiuta, incentivando, probabilmente, anche gli ingegni meno raffinati verso ipotesi di illeciti fiscali. Ma è ovvio che l’ evasione da sopravvivenza non c’entra nulla con quella organizzata sistematicamente al solo scopo di sottrarre alla tassazione montagne di redditi. E a Milano, per lo più, ad evadere milioni e milioni di euro sono società e imprese.
Ma ecco i dati forniti dal Comando provinciale della Guardia di Finanza. Tra gennaio e giugno di quest’anno i semplici controlli fiscali sono stati quasi 10mila, e da questi sono nate 670 verifiche approfondite. Per quanto riguarda le imposte sui redditi, le Fiamme gialle hanno accertato ricavi non dichiarati per oltre 10 miliardi e 200 milioni e costi non deducibili per quasi 3 miliardi. Oltre a ritenute non operate (o non versate) per quasi 17 milioni.
Dati choc anche per quanto riguarda l’Iva dovuta e nascosta al fisco: poco meno di 4 miliardi di euro. Due milioni e mezzo quella dichiarata ma poi non versata. Cifre che da sole fanno intuire quale sia l’entità reale del fenomeno evasione. Su scala milanese, precisano però gli esperti, l’illecito si sviluppa in particolare su tre fronti. In primo luogo quello delle “filiali” italiane di grandi società multinazionali con sedi all’estero. Secondo il Fisco, queste società dovrebbero pagare in Italia le tasse relative agli utili prodotti nel nostro Paese dalle loro filiali locali, “stabili organizzazioni” (secondo legge) capaci di macinare denaro. Così, però, in molti casi non avviene.
Poi ci sono quelle società o quelle imprese che hanno la sede legale all’estero (magari nei soliti paradisi fiscali) e lì pagano tasse ridicole, ma - a parere delle Fiamme gialle - operano in effetti esclusivamente in Italia, e qui per l’appunto dovrebbero lasciare il tributo. Nel capitolo “fiscalità internazionale”le Fiamme gialle annoverano tra gennaio e giugno di quest’anno 14 controlli eseguiti e e redditi non dichiarati per 5miliardi e 700 milioni.
Terzo settore d’interesse agli occhi degli investigatori, tutti quei cittadini italiani, spesso ma non necessariamente “vip”, che godano di ampia disponibilità monetaria presso conti esteri, la qual cosa si traduce in una facile presunzione di redditi non dichiarati in Italia. Da questo punto di vista, quanto mai interessante è apparsa alle Fiamme gialle la lista di nomi che la polizia francese ha sequestrato tempo fa ad Hervé Falciani, francese, ingegnere informatico ed ex dipendente della Hsbc Private Bank di Ginevra. Una lista di potenziali evasori del Fisco, che Guardia di finanza e Agenzia delle entrate stanno passando lentamente al setaccio.
Stando ai numeri, nei primi sei mesi del 2011 i finanzieri del Comando provinciale hanno scoperto nel complesso 69 evasori totali, per redditi non dichiarati di quasi 5 miliardi e mezzo e Iva dovuta per 3 miliardi e rotti.
Numeri più ridotti, naturalmente, nel campo delle quotidiane irregolarità nell’ambito del commercio tra scontrini e ricevute fiscali. Seimila i controlli effettuati a Milano e provincia - in pratica mille al mese - e più di 1. 600 le irregolarità riscontrate. In media, un negozio su quattro non fa andare il registratore di cassa come dovrebbe.
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