Milano, 24 gennaio 2012 - Zoran Jovanovic, padre del ragazzo slavo che uccise il vigile urbano Nicolò Savarino, racconta la sua verità ai giornalisti durante una conferenza stampa avvenuta nel tribunale di Milano: “Mio figlio non si accorse del vigile, non lo vide, poi in seguito all’investimento scappò ma solo per paura”.
L'uomo, ex giardiniere che ora compra e rivende macchine, nutre un profondo senso di colpa per l'azione del figlio: "Voglio chiedere scusa per mio figlio, noi stiamo male per quello che è successo. Per questo stiamo cercando di raccogliere soldi, dai cento ai duecentomila euro, per proporre un risarcimento alla famiglia del vigile"
“Ci siamo rimasti male per quanto accaduto, stiamo soffrendo anche noi: mio figlio non è Goiko Jovanovic - che sarebbe suo fratello, ndr - ma Remi Nicolic che farà 18 anni a maggio. E’ minorenne, la polizia sta indagando, farà altri accertamenti e arriverà alla verità. Remi non voleva uccidere, non aveva intenzione di andare con il Suv contro il vigile”.
Il Suv era intestato a una prestanome, un dato che ha insospettito le forze dell'ordine e ha gettato più di qualche ombra sulla famiglia slava. “Il mezzo era stato acquistato da Gojko, noi compriamo e vendiamo macchine ed è più facile farlo se l’auto è intestata a una persona italiana”.
Il giovane dovrebbe essere estradato domani o giovedì dall’Ungheria dove si era rifugiato e dove l’Interpol lo aveva raggiunto. Il padre spiega in che modo il ragazzo riuscì a raggiunge il Paese dell'est Europa senza affanni: “Lo accompagnò una donna della nostra etnìa che per lui è come una madre. Mio figlio mi telefonò la sera della tragedia e mi disse: papà è successo un disastro”.
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