Milano, 6 luglio 2012 - È stato scarcerato lo scorso aprile dal penitenziario di Bari per la decorrenza dei termini della procedura d’appello. Tornato in libertà, Michael Stepic, il nomade oggi maggiorenne che il 9 giugno 2011 si trovava insieme ad altri tre giovani sulla Bmw 320 D rubata che travolse e uccise il 28enne Pietro Mazzara in un tremendo incidente all’angolo tra via Cogne e via Arsia, si è reso di nuovo protagonista di un furto ai danni di una donna di 80 anni.
L’episodio è avvenuto mercoledì scorso in via Bovisasca. Una passante ha allertato il 113 alle 14.30 dopo aver assistito alla scena. Il nomade, che compirà 19 anni il prossimo ottobre, si trovava a bordo di una Volkswagen Golf insieme a un altro giovane rimasto sconosciuto. I due si sono affiancati alla Fiat 600 guidata dall’anziana chiedendole di fermarsi. La vittima è scesa dall’auto e, mentre uno dei due la distraeva sostenendo che l’anziana avesse urtato il proprio specchietto retrovisore, il complice ha aperto la portiera della Fiat e si è impossessato della borsetta in pelle rossa lasciata incustodita appoggiata al sedile.
I due ladri sono poi fuggiti con il bottino. Una volante della polizia, ottenuto il modello e il numero di targa dell’auto in fuga, hanno scoperto che la Golf era intestata a una rom 36enne di nome Stepic. I poliziotti si sono quindi diretti verso il campo nomadi di via Negrotto, dove è domiciliato il giovane, e dopo qualche istante hanno visto spuntare all’orizzonte la Golf a grande velocità. La volante ha evitato lo scontro e i due malviventi si sono schiantati contro una recinzione. Poi hanno proseguito la fuga a piedi e sono riusciti a dileguarsi.
Successivamente la donna è andata a sporgere denuncia al Commissariato Comasina, dove ha riconosciuto Stepic in una foto segnaletica mostrata dagli investigatori. Per questo il 18enne è stato di nuovo indagato a piede libero per furto.
Proprio settimana scorsa Salvatore Mazzara, padre di Pietro, aveva inscenato una protesta incatenandosi davanti al tribunale per chiedere giustizia per il figlio.
Nella borsa dell’anziana erano contenuti 400 euro in contanti e gli effetti personali. È stata rinvenuta all’interno della Golf e restituita alla vittima.
Stepic, il giorno dell’incidente che ha causato la morte di Pietro Mazzara, si trovava seduto sui sedili posteriori della Bmw inseguita da una volante dopo un furto con spaccata in una tabaccheria di via Mambretti. L’auto attraversò l’incrocio tra via Cogne e via Arsia a folle velocità e senza dare la precedenza.
Proprio in quel momento passava la Citroen C3 guidata da Pietro Mazzara, che morì sul colpo. Stepic era stato bloccato subito dopo l’incidente insieme a Ibrahim F., il marocchino all’epoca 16enne che si trovava accanto a lui sul sedile posteriore. Dopo più di tre mesi di latitanza, il 22 settembre 2011, era stato fermato il giovane che quel giorno si trovava al volante della Bmw, Angelo Levacovic, oggi 24enne. Seduto sul sedile anteriore, lato passeggeri, c’era il fratello, Pierino Levacovich, anch’egli 24enne, fermato lo scorso 14 marzo dalla polizia al campo nomadi di Muggiano.
In quella occasione, un gruppo di occupanti aveva scatenato una fitta sassaiola contro gli agenti, che trasportavano il malvivente fuori dall’accampamento. Stepic era stato condannato a 8 anni per concorso in omicidio volontario con dolo eventuale, in attesa dell’appello. Decorsi i termini, era stato scarcerato lo scorso aprile.
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