Milano, 1 agosto 2012 - Le attività commerciali di Milano e dell' Hinterland nel mirino delle organizzazioni criminali. Con un allarmante fenomeno in crescita, quello degli incendi che «stanno diventando una spia particolare della vivacità degli interessi criminali». È uno dei dati più significativi della relazione semestrale del Comitato antimafia del Comune di Milano, presentata oggi a Palazzo Marino.

In particolare sono stati censiti - sulla base di articoli di giornale - 52 azioni intimidatorie dal gennaio del 2011 al luglio del 2012, dalle bombe artigianali agli spari contro le saracinesche di negozi, fino agli incendi di edifici, auto e attrezzature. Per la maggior parte si tratta proprio di episodi incendiari (39 su 52), riportati dal Comitato su una mappa che dalla periferia di Milano si estende fino a comuni dell'hinterland come Pero, Sesto San Giovanni o Paderno Dugnano.

Non solo zone periferiche della città: nel mirino anche esercizi in pieno centro, come è avvenuto nel caso dell'incendio doloso del ristorante Ciardi in via San Raffaele, a poche decine di metri da piazza Duomo. Una violenza che si rivolge anche verso edifici pubblici, come testimonia l'incendio del centro sportivo comunale in via Iseo a Milano, lo scorso ottobre, dopo che il Comune aveva revocato la gestione a una società sospettata di legami con la 'ndrangheta.

«I settori del commercio e del turismo-ristorazione sono divenuti ambiti di interesse crescente per la criminalità organizzata - si legge nel rapporto - nel nord Italia, e in particolare in Lombardia, il fenomeno assume dimensioni ancora più significative». Secondo una ricerca dell'associazione Transcrime, riportata nella relazione, oltre il 50% delle aziende confiscate in Lombardia fa parte del settore del commercio, del turismo e della ristorazione. In controtendenza con il resto d'Italia, dove la maggior parte delle confische riguarda il settore dell'edilizia.