di Luca Salvi
Milano, 10 settembre 2012 — Se Maometto non va alla montagna… Dopo dieci giorni di silenzio da parte del ministro dell’Istruzione sul concorso presidi, la montagna dei 406 docenti idonei ha scelto di incontrare Maometto-Profumo. A Osnago, Lecco, poco prima di un suo intervento alla Festa democratica. Due rappresentanti hanno consegnato una lettera in cui reclamano i propri diritti, ottenendo tre promesse. Saranno ricevuti a Roma. Verrà chiesto un anticipo di un mese al Consiglio di Stato sulla sentenza di merito, prevista a novembre, e sarà varata una norma per confermare le idoneità con un colloquio valutativo. Una dei due docenti era Luisa Zuccoli, 49 anni, da 20 di ruolo. Insegna scienze al liceo Grassi di Lecco.
Come ha passato gli ultimi due mesi?
«La sentenza del Tar è stata uno choc. Ho trascorso le vacanze su Internet per raccogliere informazioni. A fine agosto, l’ordinanza del Consiglio di Stato è stata altrettanto deludente, ma meno inaspettata. Da allora si è formato un gruppetto di docenti che rappresenta i candidati idonei».
Com’è nato l’incontro con Profumo?
«Abbiamo saputo che veniva a Osnago e abbiamo cercato di raggiungerlo con la tecnica dei sei gradi di separazione. Una paio di contatti telefonici e siamo arrivati al ministro. All’incontro eravamo io e Amanda Ferrario, portavoce del nostro coordinamento».
Cosa vi ha detto?
«Ci ha accolto umanamente. Ci ha proposto una via legislativa alternativa per rendere valide le nostre prove attraverso un colloquio orale. Ci ha promesso un incontro a Roma. Al centro dell’annullamento del concorso ci sono le famigerate buste trasparenti… La sentenza del Tar afferma che c’è “l’astratta possibilità” che i nominativi potessero essere letti, ma non prova che sia stata fatta l’operazione necessaria: metterle in controluce».
E se il Consiglio di Stato ribadisse la sentenza del Tar?
«Con il nostro avvocato definiremo le linee difensive. Noi non abbiamo nessuna colpa. Se il Consiglio di Stato annullasse la sentenza, da privata cittadina sentirei di avere subito un torto. E chiederei i danni all’amministrazione».
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