Milano, 10 febbraio 2012 - “La prima cosa che mi ha fatto innamorare di Milano? Lo skyline della città che guardavo dalla mia mansardina in via della Spiga, al numero 9”. Lo racconta Marcella Bella, icona della canzone italiana.

Caspita chissà com’era cara.

Macché, erano altri tempi. Mi stabilii a Milano negli anni ’70, quando finalmente riuscii a convincere mia madre a lasciarmi vivere da sola. Ero reduce dal successo sanremese di “Montagne verdi” e arredai la mia mansarda tappezzando il pavimento di moquette verde e scegliendo dei divani a fiori. Mi sembrava di essere in un prato e alzando gli occhi in su vedevo il cielo attraverso la finestra. In via della Spiga c’erano ancora tante botteghe. E a Milano si respirava un’aria di autentica libertà che assaporavo con le mie amiche, tra cui Mina.


Vi frequentavate?
Sì, trascorrevo molte serate a casa sua giocando a Gin rami, simile al ramino. Lei era patita per le carte. Abitava in via Poerio, me l’aveva presentata il suo compagno di quel periodo, il direttore artistico della CGD, Alfredo Cerruti. Altro che libertà, trascorreva le serate chiusa in casa. Ma no per farmi conoscere la nightlife milanese c’era Loredana Bertè, mi portava ovunque, anche se spesso andavamo alla Trattoria Arlati, dove c’era il “sotto”, cioè la cantina trasformata in sala con musica dal vivo. Ci sono passati tutti, da Lucio Battisti a Fausto Leali. Proprio lì Loredana conobbe Mario Lavezzi. E poi si misero insieme.


E lei?
Avevo tanti che mi ronzavano attorno. E quella mansardina ha visto nascere anche una mia storia d’amore. E' lì che ho provato le mie prime emozioni di donna. E ci ho lasciato un pezzetto del mio cuore. Quando mi sono sposata ho continuato a pagare l’affitto e la usavo come studio. Ricordo ancora quando ci andavo con mio figlio Giacomo di pochi mesi. Lo portavo con me anche quando facevo shopping nella via, da Gio Moretti.
 

Il suo negozio preferito?
Sì da sempre. Qui ho trovato spesso ispirazione per i miei look sanremesi, come il tailleur avvitato che indossai per “Senza un briciolo di testa” e che fece subito tendenza.
 

Le manca la competizione di Sanremo?
Diciamo che negli ultimi tempi da Sanremo ho ricavato solo delusioni. L’anno scorso sembrava che dovessi partecipare, invece Morandi cambiò idea all’ultimo. Quest’anno non mi sono proposta, ma le premesse dell’edizione di Fabio Fazio mi lasciano perplessa: ha accostato cantanti sconosciuti emersi dai talent show a nomi che sembrano espressione di un certo orientamento politico, cancellando artisti che hanno fatto la storia del festival come Anna Oxa. E questo oltre che a essere ingiusto è anche uno schiaffo alla canzone italiana.


Vorrebbe tornare al Teatro Ariston?
Certo. Voglio portare una canzone scritta da mio fratello Gianni, che è stato colpito tre anni fa da un ictus, ma ce la sta mettendo tutta per recuperare. Ha ricominciato a comporre, significa che sta guarendo. La canzone è la sua storia che vorrei cantare io.


Ha fatto qualche errore nella sua carriera?
Avrei dovuto puntare con maggiore convinzione anche sull’estero. Sarei potuta diventare la Pausini degli anni ’70.


Canterebbe anche il suo affetto per Milano?
Sì, mi ha dato tanto. Non dimentichiamo che un milanese, Mike Bongiorno, scoprì la mia voce quando avevo 15 anni. Venne a Catania, mi ascoltò cantare e convinse mio padre a farmi venire a Milano per fare un provino alla CGD.


E’ cambiata in meglio la città?
Senza dubbio, soprattutto il quadrilatero della moda. Con tutti questi negozi strepitosi mi sembra di essere al centro del mondo. Siamo meglio di Parigi e New York.

di Massimiliano Chiavarone

mchiavarone@yahoo.it

Il negozio: Gio Moretti è in via della Spiga, la strada dove la cantante ha abitato da ragazza in una soffitta con vista sui tetti di Milano. 02-76003186.