di Luca Zorloni
Milano, 13 giugno 2013 – Mentre i provvedimenti contro il gioco d'azzardo adottati da Comuni, Province e Regioni si arenano a causa dei ricorsi ai giudici amministrativi e una legge nazionale è lungi dal varo, una nuova offensiva al proliferare di sale per scommesse e videolottery potrebbe arrivare dalle innocue e litigiosissime assemblee di condominio. Tra una delibera per ridipingere la facciata e una controversia sui panni che sgocciolano sul balcone dell'inquilino del piano di sotto, nel regolamento può finire un'indicazione per vietare che i locali commerciali del palazzo ospitino attività legate al gioco d'azzardo.
L'espediente ha un limite e cioè che la delibera ha efficacia preventiva. Bisogna cioè adottarla prima che un commerciante bussi al portone del palazzo per proporre l'apertura di una sala scommesse. Se invece si fosse già insediato, non basta il ripensamento dell'assemblea per mandarlo via. A quel punto a regolamento si potrà comunque inserire la norma vieta-slot, ma avrà effetto sui casi futuri.
Funziona? Sì, insegna Milano. Al civico 45 via Marghera era in programma da mesi l'apertura di un mini-casinò. Lo scorso marzo gli inquilini hanno fatto valere il proprio regolamento, che vietava attività legate al gioco d'azzardo. Risultato: il centro slot non ha aperto. Si tratta di uno strumento inattaccabile.
Tra gli stessi amministratori di condominio, però, il problema è rimasto ancora in sordina. Pietro Membri, 76 anni, presidente dell'associazione di categoria Anaci (che conta ottomila iscritti in tutta Italia), spiega: “Abbiamo ancora poche conoscenze del fenomeno. Certo l'amministratore può intraprendere questa iniziativa e sottoporla all’assemblea per la decisione”. La norma andrebbe inserita nella voce del regolamento che già contiene, in genere, l'indicazione allo stop di “sale da ballo, studi per la cura della tubercolosi etc”.
Nel caso in cui la sala fosse già aperta, il condominio ha le mani legate: “A quel punto si può intervenire sull'eventuale disturbo arrecato alle persone e all'ordine pubblico”. A differenza del passato, la riforma del condominio, che sarà attiva dal 16 giugno, consente di varare queste modifiche al regolamento con i quattro quinti degli inquilini a favore (prima serviva l’unanimità”. “Ma non sarà comunque facile – spiega Membri – l’assemblea è una situazione delicata”. In molti palazzi, nonostante il periodo di crisi, la dea bendata potrebbe non essere più un'inquilina gradita.
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