Milano, 9 ottobre 2013 - Oltre trecento sindaci, 310 per l'esattezza, sono chiamati a firmare la proposta di legge che è stata presentata oggi a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per regolare il gioco d'azzardo. Un'industria, quella della fortuna, che vede l'Italia prima in Europa, con 32 milioni di giocatori (il 54% della popolazione), di cui 800mila patologici acclarati e tre milioni a rischio. Più degli altri paesi del Vecchio continente noi italiani siamo esposti ai pericoli della dea bendata.
Per questo i sindaci chiedono "armi". Strumenti legali, per fronteggiare il proliferare di macchinette e slot machine. Servono 7 miliardi, secondo le ultime stime, per curare i malati di gioco, a fronte degli otto che rimangono in tasca allo Stato dopo aver scomputato premi, sovvenzioni e altre spese dagli 88 miliardi di fatturato dai giochi (dato 2012).
Nella proposta di legge di iniziativa popolare si chiede, tra l'altro, che i sindaci abbiano potere di decisione
sull'apertura di sale da gioco, visto che tra i loro compiti rientrano la salvaguardia e lo sviluppo del benessere dei propri cittadini e conoscendo il territorio meglio di chiunque altro possono sapere dove e come consentire la pratica del gioco.
La raccolta delle firme parte nei 310 comuni d'Italia che hanno già sottoscritto il "Manifesto dei sindaci contro il gioco d'azzardo", promosso da Terre di mezzo e Legautonomie. I 22 articoli della legge quadro di iniziativa popolare sottolineano gli aspetti più problematici del fenomeno: una reale tutela per le fasce deboli e vulnerabili della società; effettivi impedimenti di gioco per i minori; contrasto all'infiltrazione mafiosa; all'evasione fiscale e tributaria; trasparenza dei flussi di denaro; forte regolamentazione dei messaggi pubblicitari; prevenzione e cure reali per le persone affette da gioco d'azzardo patologico (gap).
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